Azzari: “Vaccini, prima degli effetti sociali viene la salvaguardia del bambino”
16/02/16
Parla l’immunologa Chiara Azzari Responsabile del Centro di Immunologia pediatrica dell’Ospedale fiorentino Meyer
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Parla l’immunologa Chiara Azzari Responsabile del Centro di Immunologia pediatrica dell’Ospedale fiorentino Meyer
Vaccini come assicurazione sulla vita, a salvaguardia di ogni singolo bambino. In un momento in cui la cronaca tiene alta l’attenzione sul tema e la Regione Toscana si prepara a varare una campagna straordinaria di vaccinazione contro il meningococco C, abbiamo intervistato la professoressa Chiara Azzari, Responsabile del Centro di Immunologia pediatrica dell’Ospedale fiorentino Meyer e tra le massime esperte del settore, per provare a fare un po’ di chiarezza. I difetti immunitari congeniti e le diagnosi di infezioni sono il suo principale campo di interesse, oltre ad essere l’ambito su cui Azzari e il suo gruppo di lavoro hanno registrato brevetti e ottenuto riconoscimenti internazionali. Dai vaccini per l’infanzia a quelli contro la meningite, la posizione dell’immunologa è molto chiara: basiamoci sulle evidenze scientifiche.
Partiamo dai vaccini per l’infanzia. Come orientarsi, per un genitore, tra le vaccinazioni raccomandate?
Dobbiamo partire dal presupposto che ogni bambino è diverso dall’altro. Ed è molto positivo che la Regione Toscana abbia dato anche al pediatra di famiglia la possibilità di vaccinare, perché la conoscenza che il medico ha del bambino è la migliore garanzia per la sua salute. Il pediatra, infatti, sa se ci sono delle immunodeficienze o altri impedimenti alla vaccinazione ed è sulla base di queste conoscenze che deciderà se e come procedere con le somministrazioni dei vaccini. Fondamentale è il dialogo con i genitori per mettere il medico nelle condizioni di avere il maggior numero di informazioni possibili, sempre nella consapevolezza che ogni bambino è unico e come tale deve essere considerato anche nel percorso di vaccinazione.
Che differenza c’è tra i vaccini “consolidati” e quelli di nuova generazione?
Diciamo che quando un vaccino si trova in commercio è già consolidato e, dunque, possiamo stare tranquilli sulla sua efficacia e sicurezza. Ci sono molte fasi prima di arrivare alla commercializzazione, dallo studio in laboratorio, fino ai test sugli animali e, infine, sull’uomo. Un percorso che può durare anche dieci anni, e che quindi offre la massima sicurezza.
Come sappiamo che i vaccini sono sicuri ed efficaci?
Prima di essere messo in commercio per ogni vaccino viene valutata la sicurezza, la capacità del vaccino di produrre anticorpi contro la malattia (immunogenicità) e la capacità di proteggere dalla malattia (efficacia). Per valutare quest’ultima si paragona il numero dei casi di malattia che si verificano nei soggetti vaccinati con quelli che si verificano nei non vaccinati. Un paragone che in alcuni casi è molto significativo. Penso, solo per fare un esempio, al caso del morbillo. Negli Stati Uniti, prima di introdurre la vaccinazione, i casi registrati erano circa 700mila all’anno, con oltre 500 morti. Con l’introduzione della vaccinazione i decessi sono scesi a zero e i casi si sono ridotti a poche decine. Per quanto riguarda la sicurezza, invece, direi che quando un vaccino viene messo in commercio siamo certi che non ci sono effetti collaterali gravi. Non possiamo sapere se ci saranno effetti collaterali rarissimi, ad esempio effetti collaterali che si verificano uno ogni milione di casi, perché gli studi fatti prima dell’immissione in commercio includono di solito decine o centinaia di migliaia di persone, ma non milioni. In altre parole, può capitare che, dopo l’immissione in commercio, su dieci milioni di vaccinazioni si verifichi un imprevisto caso con effetti collaterali gravi. Per conoscere questo dato sugli eventi rari è quindi importante fare la segnalazione di tutti gli eventi avversi. Cercare il caso su dieci milioni prima dell’immissione in commercio sarebbe impossibile e direi inutile, perché con numeri di questo tipo, cioè così bassi, non avremo comunque mai la certezza che l’effetto collaterale dipenda dal vaccino.
Eppure c’è chi ne sostiene la pericolosità e/o l’inefficacia. Ci sono oggi evidenze scientifiche documentate a cui fanno riferimento i detrattori dei vaccini?
Ripeto, gli unici eventi avversi non conosciuti si verificano in meno di uno ogni milione e la corretta sorveglianza “scova” anche quelli. Sono eventi talmente rari che è difficile anche capire se dipendono dalla vaccinazione stessa. Eppure c’è che si appiglia a questi dati, che non hanno alcuna dimostrazione, per sollevare riserve e accuse rispetto alla necessità di vaccinarsi. Una delle ‘leggende’ ancora più radicate è quella che associa il vaccino contro il morbillo all’autismo. Una storia nata alla fine degli Novanta, in Inghilterra, diffusa da un medico secondo cui dodici bambini avrebbero sviluppato l’autismo in seguito alla vaccinazione. Le indagini sul caso dimostrarono che i bambini erano già autistici prima della vaccinazione e che i dati erano stati falsificati per interessi economici del medico, che è stato processato e poi radiato dall’albo. Il rapporto tra vaccino e autismo è completamente inventato e falso. Eppure ancora oggi qualcuno continua a dargli credito.
Dare al bambino più vaccini contemporaneamente per differenti malattie aumenta il rischio di effetti collaterali nocivi?
No. Anche qui possiamo aiutarci con un esempio e con qualche numero. Quando si somministrano dodici vaccini non si somministrano dodici malattie, bensì solo pochi antigeni (proteine). La natura ci ha già preparato a rispondere a più antigeni contemporaneamente. Il virus del raffreddore, ad esempio, o il virus dell’epatite, sono costituiti da molte proteine diverse. Quando il virus entra nel nostro organismo noi produciamo, contemporaneamente, anticorpi diversi, diretti contro tutte le proteine diverse che i virus contengono. Uno streptococco, che determina la faringite, è costituito da oltre 250 proteine diverse. Quando entra nel nostro organismo, noi contemporaneamente facciamo 250 anticorpi diversi contro 250 proteine diverse. Nella maggioranza dei vaccini, invece, non è contenuto il germe intero con tutte le sue proteine, ma è stata scelta una sola proteina, tra tutte quelle che il germe possiede. Per esempio, nel vaccino contro il tetano c’è una sola proteina, l’anatossina tetanica, così come nel vaccino contro la difterite, l’epatite e così via. Un vaccino difterite tetano-pertosse contiene al massimo 6 proteine. I vaccini somministrati oggi obbligatoriamente ai bambini nel primo anno di vita contengono in tutto 124 antigeni. Se pensiamo che lo streptococco da solo contiene 250 proteine, significa che il carico immunologico di tutti i vaccini del primo anno è la metà di un solo streptococco.
Quali sono gli effetti sociali legati alla scelta di non vaccinarsi e come coniugare il diritto di non vaccinare i propri figli a quello dei bambini con problemi di salute, come nel caso della bambina di Greve in Chianti?
Prima degli effetti sociali viene la salvaguardia del bambino. La vaccinazione non va mai vista solo come pratica per la sanità pubblica. E’ evidente che vaccinandosi, di riflesso, salvaguardiamo anche chi non ha potuto, per diversi motivi, farlo. Ciò che non apprezzo nella scelta di non vaccinare il proprio bambino è la logica dell’immunità di gregge. Dire “non vaccino mio figlio, tanto lo fanno già gli altri” è come chi non paga le tasse, usufruendo dei benefici e dei servizi resi possibili da chi, al contrario, le paga. E’ una logica sbagliata alla quale la vaccinazione di carattere “sociale” offre una risposta alternativa e giusta. Ma non è questo, a mio parere, lo spirito del ragionamento che deve stare dietro alla vaccinazione, che è quello della salvaguardia di ogni singolo bambino.
Parliamo di meningite. Cos’è la meningite e perché vaccinarsi?
La meningite è una malattia infettiva molto grave, colpisce le meningi che sono una parte
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