“Vogliamo che l'Europa sia un luogo sempre più attrattivo, dove chi fa ricerca trovi le condizioni migliori per lavorare. Per questo servono maggiore collaborazione e sinergia tra i Paesi membri. Il compito della Commissione è proprio questo”. Lo ha detto Arnd Hoeveler della Direzione ricerca e innovazione della Commissione europea, aprendo il convegno “Le opportunità dell’Europa per la ricerca nel campo della salute” che si è tenuto a Firenze giovedì 24 ottobre per offrire una panoramica puntuale sul contributo che la Toscana sta portando e porterà in Europa sul fronte della ricerca e dell’innovazione nelle scienze della vita. Cinque i progetti europei illustrati nel secondo appuntamento con i Focus on di Meet the Life Sciences: finanziati nell’ambito del VII° Programma Quadro della Ricerca e Sviluppo, nascono tutti in ambito universitario.
Del gioco come diagnosi e terapia per le patologie neonatali ha parlato Paolo Dario, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Il progetto si basa su una forte ipotesi scientifica: è possibile rivalere disturbi del neuro sviluppo nei primi mesi di vita e studiare possibili patologie nei neonati pre-termine. L’approccio è quello dell’ambiente arricchito, ovvero si serve di speciali giocattoli che contengono sensori e misuratori di forza, movimento e di postura del piccolo. “Un medico legge a distanza i dati - ha spiegato Dario - attraverso i quali possiamo rilevare possibili anomalie che ci permetto di intervenire rapidamente entro i due anni, quando si forma il cervello”. Il progetto sta coinvolgendo 108 neonati, di cui 54 in Toscana, in collaborazione con famiglie e terapisti in remoto.
Come risolvere il problema della rigenerazione del rene? Questa è la domanda dal quale è partito l’intervento di Paola Romagnani dell’Aou Meyer e docente all’Università di Firenze, che ha identificato le cellule staminali renali rivoluzionando la nefrologia. “Lo studio del sistema dei progenitori renali è la strada battuta dai quattro progetti di ricerca dell'Università di Firenze. Un'altra linea di ricerca è sul fronte della genetica, un percorso di studio applicato soprattutto nel caso dei bambini nefropatici. Il futuro, comunque, in linea con la tendenza generale degli studi, sarà quello di rimodulare le capacità rigenerative endogene del rene”.
A parlare di ADITEC, Advanced Immunization Technologies, il più grande progetto sui vaccini finanziato dall'Europa con 30 milioni di euro, è stata Donata Medaglini, professoressa del Dipartimento di Biotecnologie dell'Università di Siena e coordinatrice scientifica del progetto. L’obiettivo di ADITEC - che coinvolge scienziati provenienti da 43 istituti di ricerca - è lo sviluppo di innovative tecnologie di immunizzazione da impiegare per i vaccini umani di prossima generazione. Un progetto a elevato impatto socio-economico che trova in Toscana il suo coordinamento.
Impalcature tecnologiche per la rigenerazione di tessuti: ne ha parlato Elisabetta Rosellini, dell’Università di Pisa, giovane coordinatrice di una ricerca internazionale sul tessuto cardiaco.L’obiettivo è di ricreare il tessuto del cuore, attraverso lo sviluppo di un supporto polimerico che possa rigenerare il miocardio infartuato. “Attualmente stiamo sviluppo prototipi in vitro e in vivo su animali. L’obiettivo è di ottenere ulteriori finanziamenti per ottimizzare nuovi prototipi e partire con la sperimentazione sull'uomo”.
I concetti di active ageing e di person centric healtcare sono stati al centro dell’intervento di Maria Luisa Brandi, del Dipartimento di Chirugia e Medicina Traslazionale dell'Università di Firenze, che ha presentato il progetto Credits4Healt “L’obiettivo del progetto – ha spiegato Brandi – è quello di progettare e implementare un approccio innovativo per ridurre la sedentarietà e migliorare il livello di attività fisica della popolazione europea favorendo, al contempo, l’adozione di stili di vita salutari nei Paesi mediterranei. Due i punti centrali del progetto: studiare le più rilevanti iniziative in campo di social innovation lanciate a livello regionale e individuare fattori culturali, ambientali, economici e psicologici che influenzano o ostacolano l’adozione di stili di vita salutari”.
Progetti che oggi trovano un attore in più, il Distretto toscano Scienze della vita, come interlocutore qualificato e ponte di integrazione con l’Italia e l’Europa. A parlarne è intervenuto a Firenze il presidente nonché responsabile mondiale ricerca Novartis Vaccines & Diagnostics, Rino Rappuoli. “Il Distretto toscano è oggi una delle forze propulsive del cluster nazionale life sciences Alisei – ha detto Rappuoli. Stiamo lavorando per sostenere l’innovazione del nostro sistema che è fatto di grandi imprese multinazionali ma anche di tante piccole e medie imprese. Per loro il Distretto rappresenta una grande opportunità di crescita e innovazione”.
Convinto il sostegno della Regione Toscana, rappresentata da Marco Masi, della Direzione promozione e sostegno alla ricerca e Alberto Zanobini, dirigente della sanità, settore Ricerca innovazione e risorse umane. “La Regione - ha detto - sta dedicando sempre più attenzione alla valorizzazione dei risultati della ricerca e al raccordo con il mondo imprenditoriale e produttivo, utilizzando, per esempio l'Ufficio per la valorizzazione della ricerca biomedica e farmaceutica (UvAR) e rafforzando la collaborazione con il Distretto toscano Scienze della Vita”.
Le sfide dell’Europa e Horizon 2020 sono state al centro di tutti gli interventi che si sono succeduti nel corso del seconda parte del convegno, dedicato alle priorità e alle opportunità di finanziamento dell’Ue 2014-2020. Fabrizio Spada, rappresentanza in Italia della Commissione Europea, ha ricordato le sfide per la società al centro del nuovo Programma per la ricerca - salute, alimentazione, trasporti, energia – e sottolineato una crescente attenzione alle Pmi e alla ricerca farmaceutica, per cui è stato raddoppiato il budget.
Di Horizon 2020 hanno parlato anche Giovanni Nicoletti Ministero della Salute e Ingrid Keller Commissione Europea, Agenzia Esecutiva per la Salute e i Consumatori, mentre Michaela Luconi, valutatore per la Commissione Europea dei progetti Marie Curie, ha illustrato come presentare un progetto di successo. Qualità del progetto e del ricercatore, grado di innovazione e impatto che ne risulta sono i quattro criteri fondamentali che un valutatore di progetti europei di ricerca e innovazione deve tener conto.
“Le istituzioni di ricerca e i ricercatori italiani hanno un’ottima performance in termini di processi e output – ha detto Alfredo Cesario, Progetto “Rete dei Destinatari Istituzionali per l’Europa” - ma l’Italia non riesce ad attrarre i fondi per la ricerca che ha effettivamente stanziato come stato membro (8% vs 14%)”. Un dato di cui tener conto se il nostro Paese vuole cogliere appieno le opportunità che le offre l’Europa con il nuovo Programma a sostegno della ricerca.
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