Assobiotec-Federchimica: i dati del rapporto "Le imprese di biotecnologia in Italia. Facts & Figures 2022"
04/05/22
Il rapporto Assobiotec-Federchimica fotografa il settore e l'andamento delle imprese del comparto
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Il rapporto Assobiotec-Federchimica fotografa il settore e l'andamento delle imprese del comparto
Ottocento imprese e tredici mila addetti, per un fatturato totale di dieci miliardi di euro. È questa la fotografia del settore biotech che emerge dal rapporto Assobiotec-Federchimica ed Enea “Le imprese di biotecnologia in Italia. Facts & Figures 2022”. Il documento nasce dalla collaborazione tra Federchimica Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, ed ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Dal Rapporto emerge che il comparto delle biotecnologie in Italia che non solo ha resistito all’impatto della crisi causata dalla diffusione della pandemia da Covid-19 in tutti i suoi ambiti di applicazione, registrando complessivamente nel 2020 un calo del fatturato di appena il 5% rispetto al 2019 e quindi pari a meno della metà di quanto registrato dal fatturato dell’industria italiana nel suo complesso, ma che ha visto crescere sensibilmente il contributo delle imprese dedicate alla R&S biotecnologica a controllo italiano sul totale, con un fatturato biotech, per questo segmento, cresciuto del 30% nell’anno della pandemia.
Gli investimenti nella ricerca e sviluppo (R&S) sulle biotecnologie da parte delle imprese del comparto hanno mostrato un’accelerazione nel 2020 rispetto agli anni immediatamente precedenti, con un incremento del 7% sul 2019, una percentuale che sale addirittura al 15% se si considerano le sole imprese dedicate alla R&S biotech, quelle cioè che investono almeno il 75% del proprio budget dedicato alla R&S, nella ricerca biotecnologica.
Il comparto delle biotecnologie si conferma quindi un motore dell’innovazione nazionale, contribuendo a oltre il 5% della R&S dell’intero manifatturiero. Caratterizzata da una dimensione media delle imprese sensibilmente maggiore rispetto al manifatturiero, con una quota di piccole e micro imprese di poco superiore all’82%, la popolazione delle imprese biotecnologiche in Italia è tornata a crescere nel 2021 raggiungendo le 790 unità, dopo una lieve flessione a fine 2020 rispetto all’anno precedente, comunque inferiore all’1%. La provvisoria contrazione del numero di imprese registrata nel 2020 è attribuibile prevalentemente al trend del vivace sistema di piccole e micro imprese, focalizzate sullo sviluppo di nuove tecnologie e prodotti, che si muove attorno al nucleo stabile di aziende di grandi dimensioni. Queste imprese sono quelle che hanno maggiormente accusato, soprattutto nella classe al di sotto dei 10 addetti, l’impatto della crisi sanitaria.
Nel 2020, tuttavia, i nuovi posti di lavoro nelle biotecnologie attribuibili alle start-up innovative sono il 65% del totale, pur rappresentando queste nello stesso anno una quota di solo il 6% dell’occupazione biotech totale. Relativamente alla distribuzione per settore di applicazione prevalente, anche se le imprese attive nell’ambito della salute umana continuano a rappresentare la quota maggioritaria del numero totale di imprese biotecnologiche italiane (48,5%), si conferma la progressiva e continua crescita fra il 2014 e il 2021 della quota delle imprese che hanno come applicazione prevalente le biotecnologie industriali (+29%) e, soprattutto nell’ultimo periodo, di quelle per agricoltura e zootecnia (+34,5%).
Il crescente peso sul totale delle biotecnologie per applicazioni industriali appare essere prevalentemente legato alla diffusione territoriale del comparto soprattutto nelle regioni del Nord-Est. In termini numerici le imprese ivi locate rappresentano un terzo del totale, mentre il fatturato legato a tali produzioni è cresciuto di oltre il 68% fra il 2014 e il 2020, facendo salire così la quota del Nord Est dall’8,6% al 13,5% nello stesso periodo.
La concentrazione degli investimenti in R&S intra-muros nelle prime 4 regioni italiane (Lombardia, Lazio, Toscana, Piemonte) sfiora nel 2020 l’85%. Tale variabile risente in modo particolare del peso degli investimenti in R&S nell’ambito della salute umana. Anche il Mezzogiorno sta registrando un aumento del proprio peso sul totale nazionale. Tale crescita si registra soprattutto in termini di numero di imprese attive nelle biotecnologie e per gli investimenti in R&S nelle biotecnologie industriali e in quelle per agricoltura e zootecnia. Le quote congiunte delle regioni del Mezzogiorno con quelle del Nord Est sul totale degli investimenti in R&S, per le biotecnologie industriali raggiungono quasi il 23%, mentre per le l’agricoltura superano addirittura il 58% nel 2020.
La raccolta del capitale necessario per le attività delle imprese attive nelle biotecnologie in Italia, sia di ricerca che di produzione, proviene prevalentemente dalle risorse messe a disposizione dalla proprietà: sotto forma di conferimenti di capitale da parte dei soci sono rilevanti soprattutto per le imprese di minori dimensioni e attive nell’ambito della salute umana, dagli utili non distribuiti e dagli ammortamenti e accantonamenti per le imprese più strutturate e di maggiori dimensioni.
Dai dati raccolti fra il 2017 e il 2020 si registra una costante crescita di società finanziate da Business Angel, mentre il contributo del Venture Capital cresce soprattutto nell’ultimo anno di osservazione, coerentemente a quanto rilevato dagli studi di settore, ed è focalizzato prevalentemente sull’ambito della salute umana. Il ruolo delle sovvenzioni e dei contributi a fondo perduto resta molto importante e sempre più imprese dichiarano di beneficiarne (nel 2020 oltre il 30%), in prevalenza di dimensioni medio grandi e attive nelle applicazioni per la salute umana.
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