Salvaguardare la razza delle asine amiatine, creare una filiera del latte di asina, utilizzare il prodotto per curare i bambini allergici alle proteine del latte vaccino. Ha più di una finalità il progetto L.A.B.A.Pro.V., coordinato dal Prof. Elio Massimo Novembre, direttore della Struttura Dipartimentale di Allergologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze (in foto, con i suoi collaboratori), che vede coinvolti anche l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa e, vere protagoniste, le asine amiatine del Complesso agricolo forestale “Bandite di Scarlino”, di proprietà della Regione Toscana. L’obiettivo principale del progetto, tra i vincitori del Bando Nutraceutica, è quello di valutare se il latte di asina, razza autoctona allevata sul territorio toscano, possa essere una buona alternativa in termini di tollerabilità, palatabilità e apporto nutrizionale per i bambini allergici a quello di mucca.
Prof. Novembre, da dove siete partiti per definire il vostro progetto di ricerca?
Già da qualche anno è attivo un progetto regionale volto a creare una filiera del latte di asina che ha origine da un’azione di recupero della popolazione dell’Asino Amiatino condotta dall’azienda regionale “Bandite di Scarlino”. Il nostro progetto si inserisce all’interno di questo percorso e potrebbe arrivare a chiudere il cerchio: proteggere gli animali, salvaguardare il loro ecosistema e utilizzare il latte offrendo una valorizzazione del prodotto in termini economici, attraverso la vendita, e curativi, offrendo un’alternativa nutrizionalmente valida ad alcune categorie di popolazione con problemi specifici di allergia. Io sono un pediatra, mi occupo di bambini, ma il latte d’asina potrebbe essere interessante anche per gli effetti benefici sugli anziani essendo ricco di calcio, ma povero di grassi.
Perché proprio il latte d’asina?
Il latte di mucca è il più utilizzato come sostituto del latte materno, ma una percentuale di bambini, tra il 2 e il 7,5%, manifesta reazioni allergiche. In questi bambini si possono utilizzare formule di latte di mucca “ipoallergeniche”, come ad esempio gli idrolisati spinti, ma la loro palatabilità non è molto buona e comunque non sono totalmente esenti dal rischio di sensibilizzazione allergica. Le uniche formulazioni considerate non allergeniche risultano quelle a base di aminoacidi ma il loro sgradevole sapore spesso le rende del tutto inutilizzabili. Considerando che le proteine del latte vaccino sono molto simili al latte di capra, e quindi producono anch’esse manifestazioni allergiche, il latte di asina si presenta come un’ottima alternativa, come evidenzia già la letteratura scientifica. Il nostro progetto, in particolare, si concentrerà sul latte di asina amiatina.
Come si articolerà il progetto?
Il progetto prevede un attento studio delle qualità del latte di asina amiatina e la successiva somministrazione a un gruppo di bambini allergici. La prima fase è in corso ed è condotta dall’Università di Pisa insieme alla sezione di Firenze dell’Istituto Zooprofilattico. L’obiettivo è di definire le caratteristiche qualitative del latte di asina e quindi la composizione chimica generale, le caratteristiche nutrizionali, il contenuto di componenti nutraceutici e la caratterizzazione proteica, nell’ottica di fornire ai bambini un prodotto nutrizionalmente adeguato alle loro esigenze. Parallelamente, saranno condotte analisi per verificare le condizioni igienico sanitarie ottimali per la produzione e commercializzazione del latte di asina.
Solo a quel punto inizierete con la somministrazione ai bambini?
Terminata la prima fase procederemo alla fase due, proponendo il latte di asina amiatina al posto del latte di mucca ai bambini allergici per vedere se lo tollerano, se piace, se nella somministrazione a lungo termine gli indici nutrizionali sono adeguati, se l’integrazione lipidica corrisponde ai fabbisogni, se la crescita dei bambini è nei parametri fisiologici.
Tra due anni troveremo il latte d’asina nei negozi?
Il latte di asina è già disponibile sul mercato a prezzi variabili, ma comunque relativamente elevati dato che ogni asina produce relativamente poco latte (1,5 -2 litri al giorno) rispetto alla mucca (15-20 litri circa). Anche il latte di asina amiatina quindi non potrà essere economico. Su questi aspetti sarà comunque la Regione, come proprietaria delle “Bandite di Scarlino”, a dover fare le sue considerazioni in termini di costi/benefici per la salute. Quello che è certo è che la realizzazione del progetto potrebbe consentire sia un miglioramento della gestione dei bambini affetti da allergia alle proteine del latte di mucca, sia offrire un incentivo alla filiera produttiva del latte di asina amiatina.
Il Bando nutraceutica nasce a pochi mesi da Expo, in corso a Milano, dove avrete l’occasione di presentarvi insieme agli altri progetti vincitori. Come vede questa opportunità?
Al Fuori Expo della Regione Toscana porteremo esempi di filiere locali sostenibili e di qualità. L’obiettivo è riscoprire alimenti, in questo caso il latte di asina, capaci di innescare un circolo virtuoso che esalti il prodotto, le sue potenzialità curative o benefiche e il territorio di provenienza. Parliamo di progetti specifici, ma assolutamente replicabili.
Come valuta la scelta della Regione di finanziare progettualità in quest’ambito?
La nutraceutica si sta rivelando un filone molto interessante, anche per la sua capacità intrinseca di tenere assieme ricerca scientifica e produzione agroalimentare, coniugata in alcuni casi con specifici interessi sanitari. In questo senso credo che la Regione Toscana abbia fatto bene a sostenere questa tipologia di progetti, così come credo funzioni bene la partnership tra università e imprese. Si sta rivelando un modo ottimale di fare sinergia, il bando ha favorito la messa a sistema delle competenze e la creazione di opportunità per tutti i soggetti coinvolti.
Redazione Meet the Life Sciences
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