Farmaceutica, locomotiva dell’economia italiana
21/04/16
Dagli Incontri ASIS di Pisa l’appello della farmaceutica: il comparto è trainante, ma serve rivedere la governance del farmaco
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Dagli Incontri ASIS di Pisa l’appello della farmaceutica: il comparto è trainante, ma serve rivedere la governance del farmaco
Più 5 per cento nella produzione dell’ultimo anno, + 10 per cento nel quinquennio 2010 – 2015, + 1 per cento nell’occupazione, la produttività pro capite più alta d’Europa. Sono questi i numeri che fotografano lo stato della farmaceutica italiana, un settore in salute che fa da locomotiva all’economia del Paese, da cui dovrebbe ottenere maggiore attenzione e sostegno. E’ quanto emerso nel corso de “Gli incontri ASIS 2016”, convention dell’Associazione Studi sull’Industria della Salute svoltasi nei giorni scorsi a Tirrenia, in provincia di Pisa. Esperti del settore e rappresentanti dell’industria hanno dibattuto con il mondo dell’università e della ricerca sulle prospettive del comparto, sui cambiamenti in atto nei sistemi sanitari e sulle novità che arriveranno dall’innovazione, scientifica e farmaceutica. “Oggi il 18% degli studi clinici localizzati in Europa sono avviati in Italia - ha sottolineato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria - possiamo arrivare al 30% e fare dell’Italia il primo hub europeo della farmaceutica”.
Perché questo accada, tuttavia, serve una riforma radicale della governance, ossia dei meccanismi con cui è governata la spesa farmaceutica pubblica. “L’Italia – ha continuato Scaccabarozzi - destina a questa voce del bilancio sanitario il 31% in meno della media Ue. Sarebbe invece necessario che il Paese cominciasse a sostenere quei settori dell’industria nazionale che il Pil lo alimentano”. Come? Innanzitutto con una diversa politica del farmaco, che metta definitivamente in soffitta l’odiato sistema del payback: in caso di sfondamento della spesa farmaceutica, le aziende vengono chiamate a ripianare il deficit; ma a fronte di un budget per l’assistenza farmaceutica cronicamente sottofinanziato, soprattutto sull’ospedaliera, il payback è una certezza di anno in anno. “Ogni miliardo che all’inizio dell’anno manca al Fondo sanitario nazionale ha fatto presente il presidente di Farmindustria - si traduce a fine anno in un payback di 150 milioni a carico dell’industria”.
Perché la governance del farmaco cambi è necessario che nella stessa Sanità pubblica scatti un cambiamento di paradigma. “I farmaci – ha detto Fabrizio Landi, presidente di Toscana Life Sciences - consentono di curare a casa, riducono le ospedalizzazioni e gli interventi chirurgici, fanno risparmiare in posti letto e in personale. Quindi l’operazione da compiere dovrebbe essere quella di ‘travasare’ spesa dall’ospedale all’assistenza farmaceutica. Facile a dirsi ma complicatissimo a farsi, però, perché ci si deve scontrare con le resistenze del sistema. Secondo alcune stime un posto letto per acuzie costa mediamente mille euro al giorno. Che sia vuoto od occupato non conta: su questo posto letto si scaricano, comunque, i costi del personale, della struttura, delle sale operatorie, del pronto soccorso, della riabilitazione e via di seguito. Cose nel tempo sempre meno sostenibili. Per questo in altri Paesi si sono lanciati nuovi modelli di ospedale ‘snello’, per l’assistenza alle cronicità, i cui costi sono commisurati ai bisogni. A Siena così come a Sesto Fiorentino, si registrano già interessanti esempi dei risultati che possono scaturire dalla collaborazione pubblico-privato”.
L’importante è che non si perda tempo, anche perché nel prossimo quinquennio si prospetta una vera e propria “ondata” di nuove molecole: circa 225 secondo le stime di Sergio Liberatore, amministratore delegato di Ims Health Italia, tra le quali una cinquantina di farmaci orfani e un 27% di biologici. “Sul timing di accesso in Italia – ha detto Liberatore - inciderà anche l’effettiva possibilità di individuare un funding specifico per i nuovi farmaci oncologici. Le previsioni, in ogni caso, parlano di una crescita del mercato da qui al 2018 di circa 25-35 miliardi di dollari soltanto per l’Europa, guidata per il 94% dai farmaci specialistici – di ambito prevalentemente ospedaliero – e soltanto per il 6% dalle molecole tradizionali”.
E’ in questo scenario, dunque, che studenti e ricercatori delle università italiane dovranno conquistarsi il proprio spazio. Le chances ci sono, come hanno dimostrato i premi ASIS-Fondazione Carlo Erba per dottorati di ricerca – intitolati a Marisa Colbacchini e Angelo Marai – assegnati nel corso della convention: “I nostri ricercatori rappresentano un’eccellenza a livello europeo - ha ricordato Marco Macchia, presidente di ASIS - hanno tutti i numeri per diventare protagonisti nel settore farmaceutico”. Stessa considerazione per i premi consegnati nell’ambito del progetto “Il cuore di Carlo”, che ha visto la presentazione dei lavori realizzati dagli studenti del corso di Economia aziendale del corso di laurea in Farmacia dell’università di Pisa, di cui è docente Franco Falorni. A consegnarli Marco Velluti, managing director di Alliance Healthcare Italia che ha sostenuto l’evento, e Gian Pietro Leoni, past president di Farmindustria e membro di ASIS. Alla convention erano presenti anche gli studenti e docenti dei corsi di laurea in Farmacia e CTF delle università di Pisa, Bari, Genova, Milano, Napoli, Padova, Parma, Pescara-Chieti e Salerno.
Fonte: ASIS
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