Nuove risorse per la ricerca sulla malattia di Alzheimer. Due giovani studiose dell’Università di Firenze hanno vinto due assegni di ricerca per migliorare la conoscenza di una patologia che, solo in Italia, insieme alle altre malattie neurodegenerative, interessa oltre 1 milione e 200 mila persone. Irene Piaceri svolgerà il suo progetto di ricerca nell’ambito del Dipartimento NEUROFARBA (Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino) sotto la guida di Benedetta Nacmias, mentre Manuela Leri lavorerà sotto la direzione di Massimo Stefani presso il Dipartimento di Scienze biomediche sperimentali e cliniche “Mario Serio”. Dei 25 progetti di ricerca premiati quest'anno sono ben 23 quelli che portano una firma femminile.
I due progetti di ricerca fanno parte di un’iniziativa a favore dell’Associazione italiana per lo studio sull’Alzheimer (AIRAlzh) che prevedeva 25 assegni di ricerca - banditi dall’Università di Firenze, punto di riferimento nazionale nel settore – da distribuire ad altrettanti centri di ricerca disseminati in tutta Italia. Il finanziamento arriva da Coop per un valore complessivo annuo di 600.000 euro; l’iniziativa durerà tre anni.
Tutti i vincitori e i progetti di ricerca sono stati presentati oggi a Roma, presso il Ministero dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca, da uno dei maggiori ricercatori italiani sull’Alzheimer, Sandro Sorbi, ordinario di Neurologia presso l’Università di Firenze e presidente di AIRAlzh. Sono intervenuti il presidente di Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop Stefano Bassi, il direttore generale Coop Italia Maura Latini, il prorettore dell’Università di Firenze Andrea Arnone.
“Esistono solide evidenze – ha affermato Sandro Sorbi - inerenti l’azione dei fattori ambientali, lo stile di vita e la possibilità di modificare il rischio di ammalarsi per malattia di Alzheimer. I fondi raccolti hanno permesso di finanziare una rete di 25 progetti proposti da giovani scienziati italiani che svolgeranno le loro ricerche in altrettanti sedi, da Catania a Trieste”.
Il finanziamento – che verte sul contributo dato da soci e consumatori Coop attraverso l'acquisto di specifici prodotti appositamente segnalati fino alla fine dell'anno - si è focalizzato in particolare sui fattori di rischio (con particolare riguardo all'influenza degli stili di vita e delle abitudini alimentari), la diagnosi precoce e i biomarcatori. Grazie poi al supporto organizzativo fornito dall’Università di Firenze per l’espletamento del concorso «è stato possibile dedicare tutti i fondi raccolti alla ricerca senza alcun costo di gestione», ha aggiunto Sorbi, facendo presente come si tratti di «un aspetto del tutto innovativo anche nel mondo delle organizzazioni non profit».
Fonte: Università degli Studi di Firenze
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