Continua l’impegno dell’Unità operativa di Microbiologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana sul fronte delle resistenze batteriche. Nei giorni scorsi Cesira Giordano, specializzanda in Microbiologia e Virologia, ha presentato al convegno ECCMID di Vienna, lo studio che ha condotto alla identificazione del meccanismo di trasmissione della resistenza alla colistina in Klebsiella pneumoniae, il principale batterio responsabile delle infezioni presso le strutture sanitarie.
Il lavoro di Cesira Giordano, assegnataria di una borsa di studio inerente proprio Klebsiella pneumoniae, fa seguito a uno studio precedente in cui è stata rilevata una sottostima nell’identificazione della resistenza batterica nell’antibiogramma, un test in vitro che permette di valutare se un batterio è sensibile a un determinato antibiotico (qui lo studio). Da qui il passaggio successivo è stato quello di individuare il meccanismo di trasmissione della resistenza alla colistina, un composto antimicrobico che rompe la membrana batterica con conseguente morte cellulare, utilizzato come rimedio estremo per il trattamento delle infezioni sostenute da questi ceppi batterici già resistenti ai carbapenemici e comunque multi-resistenti.
Il team pisano, in collaborazione con gruppi di ricerca olandesi e greci, ha scoperto che la colistina perde la sua efficacia principalmente a causa di un frammento di DNA che, veicolato da un plasmide (molecola di DNA a doppia elica presente nelle cellule di gran parte dei batteri e di alcuni microrganismi più complessi. I plasmidi sono, di solito, molto più piccoli dei cromosomi presenti nella stessa cellula), va ad inserirsi all’interno di uno specifico gene, interrompendone la sequenza. L'interruzione provoca appunto la resistenza a questo antibiotico. Il trasporto plasmidico di queste sequenze di inserzione causa l'espansione della resistenza nella popolazione batterica.
Conoscere questa modalità di trasmissione, la più efficace dal punto di vista del successo evolutivo del batterio, rinforza lo stato di vigilanza e porta ad un incremento nell’attenzione che va rivolta al contenimento della diffusione di questi batteri. L’ampiezza del fenomeno è veramente drammatica, se si considera che i casi di batteriemia dovute a Klebsiella pneumoniae sono probabilmente sottostimati, almeno in alcune regioni ed aree geografiche, e che la mortalità associata a queste infezioni è almeno del 30%.
Fonte: Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana
Lascia un commento