Presto in Toscana un registro per le morti improvvise cardiache giovanili
14/03/18
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Ogni anno in Italia si registrano più di 1000 casi con età inferiore ai 40 anni
La scomparsa del capitano della Fiorentina, Davide Astori ha portato alla ribalta della cronaca il tema della morte cardiaca improvvisa (MI). Un evento che colpisce ogni anno in Italia più di mille giovani con età inferiore ai 40 anni. Il fatto che ad esserne colpiti siano soggetti apparentemente sani aumenta ancora di più l’effetto destabilizzante nei confronti dei cittadini. Ma c’è qualcosa che si può fare? Sì, partendo, prima di tutto dalla prevenzione e dal monitoraggio dei casi che si sono registrati. La Regione Toscana ha annunciato, pochi giorni fa, l’istituzione, a breve, di un registro per le morti cardiache improvvise giovanili.
Un’iniziativa che si lega alla conclusione del progetto ToRSADE (Tuscany Registry of Sudden cArdiac Death) di cui avevamo parlato con la coordinatrice, professoressa Elisabetta Cerbai, dell’Università di Firenze. Il progetto, uno dei vincitori del Bando FAS Salute 2014, si concluderà il prossimo ottobre, ed ha come capofila il Dipartimento di neuroscienze, psicologia, area del farmaco e salute del bambino dell'Università di Firenze e come partner l'Istituto nazionale di ottica del CNR e la Medicina molecolare e dello sviluppo dell'Università di Siena.
La conclusione di ToRSADE sarà proprio il primo passo verso l’istituzione del registro per il monitoraggio e la prevenzione delle morti improvvise cardiache giovanili, che sarà gestito presso il Centro per Cardiomiopatie dell’AOU di Careggi, collegandolo con tutte le realtà clinico assistenziali toscane. Tra le informazioni incluse nella piattaforma ci saranno i dati dei pazienti deceduti per MI, ma anche le informazioni cliniche dei familiari e di tutti i soggetti a rischio. Un altro obiettivo del registro è valutare l’efficacia dello screening cardiologico obbligatorio degli sportivi, che resta il principale strumento di prevenzione della MI su vasta scala.
“Sfruttando il registro – si legge in un articolo di Toscana Notizie - si studieranno i principali predittori clinici e strumentali di MI nei pazienti con diverse cardiomiopatie, per migliorare la selezione dei pazienti da impiantare con defibrillatore. In parallelo, un vasto studio clinico retro-prospettico verrà svolto su soggetti giovani portatori di ICD (defibrillatore cardiaco impiantabile) per valutarne il rapporto tra benefici preventivi e impatto negativo sulla qualità di vita. A fianco di ciò, progetti innovativi di ricerca traslazionale saranno svolti per aumentare la conoscenza sui meccanismi aritmogenici nei pazienti cardiologici”.
E sempre dall’analisi dei casi del passato parte un altro progetto, Just (Juvenile Sudden death) promosso da Michele Emdin, professore di cardiologia all’Istituto di scienza della vita della Scuola Sant’Anna di Pisa e Marco Di Paolo, dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Pisa. Just, che dovrebbe partire il prossimo gennaio, è sostenuto dalla Fondazione Pisa e riunisce la Scuola Sant’Anna, la Fondazione Monasterio, l’Università di Pisa, l’AOU Pisana e l’Usl nord ovest.
L’obiettivo è approfondire la conoscenza delle MI indagando su eventuali patologie e fattori ereditari. "È fondamentale - hanno spiegato i professori in una recenti intervista rilasciata a Il Tirreno - lo studio genetico per scoprire l’eventuale alterazione. Nel momento in cui tra le persone decedute veniamo a sapere che la causa della morte è una patologia ereditaria e genetica possiamo contattare parenti e familiari. Senza fare terrorismo o allarmismo è possibile magari avvertire un fratello o un figlio consigliando di sottoporsi ad accertamenti. Ereditarietà e genetica sono alla base di tutto. Per questo è indispensabile un database sui circa 120 casi dal 2000 ad oggi. Si tratta di decessi all’apparenza inspiegabili su cui ora dobbiamo concentrarci. C’è un campione di circa 120 selezionati in provincia. A ben vedere la prassi ora è che una volta accertata la morte non si va tanto a fondo. Ma anche in assenza di responsabilità dobbiamo dare una risposta scientifica per questi decessi. Il concetto di morte improvvisa non è una patologia. È la descrizione di un modo di morire. Quando cioè uno muore in maniera inaspettata e fino a un secondo prima sembrava sano. È una morte inspiegabile che, però, deve essere spiegata. Nei casi selezionati la fascia di età di interesse scientifico è sui 45 anni. Just è un progetto serio a cui teniamo moltissimo. L’ambizione è di mettere i puntini sulle “i” dove non ci sono".
Nella foto: il gruppo di lavoro del progetto ToRSADE
Fonti: Toscana Notizie, articolo di Lucia Zambelli, Il Tirreno, ToRSADE
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