Verso il MIT4LS2018: IVTech
23/07/18
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Nel nostro percorso di avvicinamento a MIT abbiamo incontrato, e intervistato, Tommaso Sbrana, di IVTech
“Per noi la partecipazione al Meet in Italy for Life Sciences è sempre stata rivolta alla ricerca del cliente. All’investimento deve sempre corrispondere un ritorno”. La versione di Tommaso Sbrana, CEO di IVTech, sul MIT4LS è molto semplice e precisa. Lo abbiamo intervistato nel nostro percorso di avvicinamento all’evento di Bologna per conoscere meglio la start up di cui è fondatore e la sua idea sul più importante appuntamento italiano dedicato alle scienze della vita.
Prima di parlare di MIT, parliamo di IVTech.
IVTech nasce nel 2014 come spin off dell’Università di Pisa con l’obiettivo di produrre e commercializzare sistemi innovativi per colture cellulari in vitro e di migliorare la sperimentazione. Ad oggi abbiamo ultimato il percorso di spinoff e procediamo parallelamente ed indipendentemente dalla nostra realtà di origine. Gli attuali modelli utilizzati nei test farmacologici in vitro o come base della medicina personalizzata si basano ancora su tecnologie piuttosto obsolete e poco rappresentative della fisiopatologia umane. Questo comporta la produzione di dati poco correlati con quello che sarà la realtà in ambiente umano. Immaginiamo il test di un farmaco: se i dati che otteniamo dalla sperimentazione in-vitro non rappresentano quello che accadrà una volta sperimentato sull’uomo, quale affidabilità possiamo attribuire a questi test? Noi nasciamo per ovviare a questo problema, realizzando tecnologie semplici e innovative che possano migliorare sensibilmente la predittività dei test classici e la correlazione dei modelli in-vitro con la realtà umana. Lo facciamo in due modi: attraverso strumenti da mettere sul mercato e supportando i clienti con il nostro know-how nel percorso che va dall’ideazione alla messa in atto dell’esperimento in-vitro.
Quali sono gli strumenti che attualmente avete sul mercato?
Sono due piccole camere di coltura che consentono di simulare le condizioni ambientali tipiche di un tessuto nel corpo umano. Sono due versioni: LiveBox 1 (LB1), che è un bioreattore trasparente a flusso singolo e che può essere utilizzato per imitare i tessuti metabolici, come il fegato. E poi abbiamo LiveBox 2 (LB2), che può essere utilizzato per simulare barriere fisiologiche, come polmoni, pelle, epiteli intestinali, consentendo di lavorare quindi sia in condizioni di interfaccia aria-liquido che liquido-liquido.
Come siete strutturati e quali sono le figure che compongono il vostro team?
Tecnicamente siamo ancora una start up, anche se una start up consolidata sul mercato. Il team fondatore è formato da 4 Bioingegneri, ricercatori o ex ricercatori dell’Università di Pisa. A questo team si è aggiunto un ulteriore socio in corso d’opera. Ad oggi abbiamo tre figure attive al cento per cento nell’azienda. La componente tecnica è molto forte, il che è molto positivo per la fase di sviluppo progettuale, ma lo è meno per quello che riguarda gli aspetti di management e business, di cui mi occupo personalmente. Ho infatti scelto fin dall’inizio di abbandonare il filone legato al design ed alla progettazione di prodotti, per acquisire competenze in ambito marketing e gestione aziendale. Ad oggi sono quindi la figura più ibrida del team, ma il percorso di apprendimento è ancora lungo.
Parliamo di MIT, qual è il tuo parere su questo appuntamento?
Abbiamo partecipato a tutte le edizioni di MIT, credo sia un evento fondamentale, sia per entrare in contatto con potenziali clienti che per avviare nuove collaborazioni. Grazie al MIT possiamo parlare con gruppi di ricerca pubblici e privati, una componente sostanziale del nostro portfolio clienti, così come aziende interessate ad integrare i propri sistemi commerciali con quelli che proponiamo. È un evento cruciale ed il fatto che sia gratuito è un valore aggiunto importante, anche se non è quello principale. La nostra partecipazione è sempre stata rivolta alla ricerca del cliente, perché l’investimento deve avere un ritorno. Il MIT ha aumentato le opportunità in questo senso, anche grazie alla crescita del numero di partecipanti, anche stranieri.
Cosa c’è da migliorare a tuo parere?
Io darei l’opportunità alle aziende che lo desiderano, dietro pagamento di una fee, di organizzare degli stand, dove proporre la propria tecnologia. Il b2b è una soluzione ottima, ma quando si parla di prodotti la possibilità di ‘far toccare’ e ‘vedere dal vivo’ l’oggetto di cui si parla è fondamentale per avere un feedback preciso. Facendo pagare lo stand a chi lo vuole, la semplice partecipazione a MIT resterebbe gratuita e il b2b ne gioverebbe, grazie ai maggiori fondi da poter gestire. Un altro suggerimento è legato ad un altro elemento positivo, ossia la crescita del numero di presenze di enti e imprese straniere. Talvolta può capitare che all’ultimo momento questi non possano partecipare. Potrebbe essere utile trovare un modo che vincolasse maggiormente la loro presenza, evitando così di creare spiacevoli ‘buchi’ nell’agenda degli incontri.
Per approfondire:
- Meet in Italy for Life Sciences 2018
- www.ivtech.it
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