BRAIKER: con una goccia di sangue, diagnosi e studio dei traumi cerebrali
23/08/19
filtra per Biotech&Pharma Medical Device ICT Nutraceutica Sanità
Arrivare rapidamente ad una diagnosi mediante la rilevazione di biomarcatori nel tessuto ematico è l’idea di Matteo Agostini (Scuola Normale Superiore di Pisa), Marco Cecchini (CNR) e Marco Calderisi (Kode Solutions).
Il progetto ambizioso di questo team di ricercatori e imprenditori è quello di creare un dispositivo utilizzando la tecnologia Lab on a Chip che sia in grado di rilevare nel sangue i marcatori che segnalano la presenza di traumi celebrali.
Come è nata Braiker e di cosa si occupa?
Braiker è il nome del dispositivo nato da una ricerca di diversi anni; questo dispositivo è stato creato sfruttando la tecnologia Lab on a Chip (LOC), un laboratorio su un chip di dimensioni notevolmente ridotte che comprende nano-sensori grandi poco meno di un capello.
All’inizio, lo scopo era quello di rilevare la presenza della proteina GFAP che è un marcatore del glioblastoma multiforme, un tumore moto aggressivo del cervello, ma questa rilevazione non dava vantaggi al paziente in termini di chance di sopravvivenza; in seguito, con il proseguire della ricerca, abbiamo scoperto che la proteina GFAP è anche un marcatore di danni cerebrali dovuti a traumi ma anche ad ischemie o altri tipi di patologie. Ad oggi Braiker lavora sull’individuazione di circa una decina di biomarkers, non solo GFAP, per la diagnosi precisa di traumi cerebrali da analisi del sangue.
Si tratta di una rilevazione che è possibile effettuare in pochi secondi mediante il prelievo di una gocciolina di sangue.
Il nostro gruppo di ricerca si chiama Neurosens (NEST) ed è composto da 12 persone.
Il dispositivo LOC è stato brevettato in modalità congiunta tra CNR e Scuola Normale Superiore: la domanda di brevetto è stata presentata abbastanza recentemente, a Gennaio 2019 e contestualmente abbiamo anche avviato le procedure per la costituzione di una spin-off che ci consentirà di avere collaborazioni con altre imprese anche in altri ambiti, oltre quello delle analisi del sangue, dato che Braiker è un dispositivo molto versatile.
In questo processo, abbiamo ampliato il team con l’arrivo di Elena Corradi, giovane ricercatrice con esperienza in Inghilterra, che ha fatto domanda per il dottorato alla Scuola Normale Superiore e che ci guiderà nella procedura di costituzione d’impresa.
Esistono competitor in questo ambito?
Al momento non c’è niente di simile a Braiker in commercio.
Stanno nascendo alcune start-up sia europee sia americane ma finora si tratta di un numero esiguo e di realtà nate in ambito clinico e quindi tendenzialmente basate su una tecnologia standard. Noi cerchiamo di differenziarci proprio sotto questo aspetto, puntando molto sulla tecnologia e sviluppando qualcosa di completamente diverso, di versatile e adattabile anche per l’analisi di fluidi biologici in modo che ci consenta di ottenere un evidente vantaggio competitivo. In merito agli aspetti clinici stiamo cercando di rafforzare le nostre competenze attraverso la collaborazione con l’Istituto Mario Negri di Bergamo, con il quale al momento abbiamo degli stretti contatti per confronto su tematiche di test clinici e dal punto di vista pratico perché ci hanno messo a disposizione campioni di una loro biobanca.
Avete appena vinto il Premio Marzotto, ci sono altri contest che vi hanno visti coinvolti? Come è stata l’esperienza?
Coerentemente con la nostra strategia, quindi la volontà di voler intraprendere un percorso di commercializzazione di Braiker, abbiamo iniziato a partecipare a diversi contest in modo tale da reperire fondi per portare avanti il nostro progetto.
Sono circa 7-8 mesi che partecipiamo attivamente a diversi contest e il nostro riscontro è molto positivo.
Il primissimo premio è stato il PHD Plus per l’idea imprenditoriale poi abbiamo appena vinto la prima wave del Premio Marzotto, Borsa della Ricerca, Innovation Village a Napoli, ed infine, siamo stati selezionati tra i migliori brevetti italiani.
In particolare il Premio Gaetano Marzotto e l’incubazione presso il Polo di Navacchio rappresentano delle tappe fondamentali attraverso le quali stiamo ottenendo il supporto manageriale e amministrativo di cui abbiamo bisogno in questa fase; sono degli interlocutori molto importanti per noi soprattutto per la loro attività di intermediazione che svolgono e per attrarre nuovi investitori.
Quali difficoltà/opportunità avete incontrato per partire?
Stiamo procedendo a piccoli passi. Per la Scuola Normale Superiore di Pisa siamo dei pionieri: fin ad ora non c’è stato alcun dispositivo da cui si è partiti per la costituzione di una Start-Up.
Le difficoltà che abbiamo sono legate, per esempio, alle procedure per la proprietà intellettuale, come scrivere una domanda di brevetto, come proteggerlo etc. ma tutto ciò rappresenta anche una grande opportunità perché stiamo imparando a gestire queste pratiche in modo autonomo e potremo così tracciare un percorso nuovo anche per l’Ateneo.
Un grande supporto da questo punto di vista ci viene offerto dal CNR che vanta una grande esperienza nella costituzione di start-up e per il quale la sinergia con la Scuola Normale Superiore è molto proficua.
Quali difficoltà e quali aiuti sul territorio toscano?
Come accennavo, il CNR ci sta dando un grande aiuto nella costituzione della start-up.
Sul territorio toscano, sono molte le iniziative a sostegno di una realtà come la nostra tra le quali posso sicuramente citare: StartCup, PHD Plus, JOTTO Fair ma non solo.
Il tessuto è florido e positivo in termini di opportunità, in generale anche a livello nazionale.
Di contro, mancano invece investimenti mirati a tecnologie non digitali in uno stadio molto iniziale; a differenza del settore digitale, ad esempio, noi dobbiamo sostenere costi di macchinari e prodotti consumabili che fanno salire di molto l’entità dell’investimento iniziale.
Distretto toscano Scienze della Vita, un connubio ancora da avviare. Quali sono le vostre aspettative a riguardo?
Finora sono stati pochi i contatti con il Distretto e li abbiamo avuti durante gli eventi ai quali abbiamo partecipato, focalizzati più che altro al trasferimento tecnologico.
Sentiamo molto la necessità di trovare nuovi investitori, questo aspetto rappresenta un punto cruciale per la realizzazione della nostra vision e pensiamo che il Distretto toscano Scienze della Vita ci consentirà di entrare in contatto con diverse realtà grazie alla sua rete.
Infine, continuiamo ad aver bisogno di supporto in termini di regolamentazione, certificazioni IVD, messa in commercio etc. e siamo certi che il Distretto ci potrà essere di grande aiuto
Quale futuro immaginate per Braiker e quali i prossimi passi/attività messi in cantiere?
Gli step che ci vedranno impegnati per i prossimi 2-3 anni, riguarderanno sicuramente la fase di testing di Braiker: completamento della fase di trial clinico sui primi campioni umani. La fase successiva è rappresentata da quella di ingegnerizzazione dove verrà realizzata la parte di elettronica di controllo che completerà il dispositivo. Dal punto di vista amministrativo prevediamo la costituzione della Start-Up entro la fine dell’anno.
Se riusciamo a trovare un finanziamento adeguato, prevediamo di completare il vero trial clinico e ottenere le certificazioni necessarie per la messa in commercio entro 5 anni.
TAGS: CNR; Scuola Normale Superiore di Pisa; R&D; Innovazione; Start-Up; Trauma celebrale; Medicina di precisione;
Lascia un commento