Long Covid: studio italiano sugli effetti di ogni variante
12/04/22
Lo studio è dell’Università di Firenze e Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi.
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Lo studio è dell’Università di Firenze e Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi.
Ogni variante ha il suo Long Covid. Lo conferma lo studio italiano dell’Università di Firenze e Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi. La ricerca ha coinvolto 428 pazienti: 254 uomini e 174 donne trattati nell’ambulatorio post-Covid del Careggi tra il giugno 2020 e 2021, quando il virus originario e la variante Alfa erano predominanti.
I risultati. Nello specifico, dallo studio è emerso che il 76% del campione (cioè 325 su 428) ha riportato almeno un sintomo persistente, dopo la malattia. I sintomi più comuni riportati sono stati mancanza di respiro (37%) e affaticamento cronico (36%), seguiti da problemi di sonno (16%), problemi visivi (13%) e nebbia cerebrale (13%). I risultati suggeriscono, inoltre, che i soggetti colpiti da forme più gravi della malattia, che hanno richiesto l'uso di farmaci immunosoppressori come tocilizumab, correvano un rischio 6 volte maggiore di riportare sintomi di Long Covid. In particolare, per chi ha ricevuto un supporto di ossigeno ad alto flusso la probabilità di avere problemi di lungo corso è risultata essere maggiore del 40%.
Considerazioni sullo studio. I pazienti considerati erano stati dimessi dall’ospedale 4/12 settimane prima di presentarsi al servizio ambulatoriale per la visita e di completare quindi un questionario sui sintomi. Confrontando quelli delle persone che si sono ammalate nel 2020 (dominante la forma originale di Sars-CoV-2) con quelle infettate nel 2021, quando circolava maggiormente la variante Alfa, i ricercatori hanno trovato differenze significative: il secondo gruppo ha riscontrato maggiormente sintomi come il dolore muscolare, l’insonnia, il cervello annebbiato e l’ansia o depressione, diventando meno frequenti la perdita dell’olfatto, la difficoltà di deglutizione e i problemi all’udito.
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