Farmaceutica: a Pisa si danno i numeri del settore
13/03/15
i protagonisti del settore farmaceutico a Pisa per la due giorni di ASIS, Associazione Studi sull’Industria della Salute.
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i protagonisti del settore farmaceutico a Pisa per la due giorni di ASIS, Associazione Studi sull’Industria della Salute.
“Il Pharma è un settore di punta dell’economia italiana, ma contribuisce ancora troppo poco in termini di spesa e occupati in R&S rispetto a quanto accade negli altri Paesi europei: il mercato farmaceutico nazionale vale il 18% del totale Eu5, mentre la spesa in R&S vale solo il 7%. Se la spesa in ricerca e sviluppo fosse proporzionale al peso relativo del nostro mercato, nel nostro Paese ci sarebbero circa 10mila ricercatori in più e ulteriori 2 miliardi di spesa in ricerca. Quasi 2,5 volte le grandezze in essere”.
A recitare il “si può fare di più” all’indirizzo del settore è Renato Ridella, Partner ATKearney, che ha aperto oggi a Tirrenia (Pisa) i lavori dell’incontro organizzato da ASIS (Associazione Studi sull’Industria della Salute) dal 13 al 14 marzo, col patrocinio del Comune e dell’Università di Pisa, del Distretto Toscano Scienze della Vita e delle principali associazioni di settore: Farmindustria, Assobiotec, Assogenerici, Assosalute, Aschimfarma, Federfarma, Federsalus e Pharmintech.
“Per il terzo anno consecutivo” rileva il Presidente di ASIS Marco Macchia “il convegno rappresenta un momento di confronto sullo sviluppo futuro del comparto, in Italia e nel mondo, con i principali operatori del settore e un momento di incontro tra Università, studenti e mondo del lavoro”. A questa edizione del convegno prendono parte ben 9 Università: Bari, Chieti, Genova, Milano, Napoli, Padova, Parma, Pisa e Salerno.
Sotto la lente i dati illustrati da Sergio Liberatore (ImsHealth) e commentati dagli economisti ASIS Elio Fontana, Gian Pietro Leoni, Fabrizio Gianfrate, Grazia Labate e Giuseppe Turchetti, con una crescita ulteriore del mercato globale del 4-7% entro il 2018, per un totale complessivo di 1300 miliardi di dollari e il definitivo avvento dei prodotti biologici e biosimilari che hanno già rappresentato nel 2014 il 21% del valore del mercato farmaceutico globale.
Incontestabile l’eccellenza italiana nel settore produttivo farmaceutico, che colloca il nostro Paese al secondo posto in Europa dopo la Germania. A testimoniarlo è l’aumento degli investimenti di grandi aziende multinazionali effettuati in questi anni in Italia e il sensibile incremento delle esportazioni del settore, cresciute del 12,3% tra il 2009 e il 2012, arrivando a rappresentare il 4,4& delle esportazioni totali del Paese.
Tra tante luci, però, c’è anche qualche ombra. “L’eccellenza italiana – afferma infatti Ridella - si riferisce essenzialmente alla produzione di farmaci di sintesi chimica, mentre la presenza nella produzione di biologici è molto limitata e fortemente inferiore rispetto agli altri Paesi europei, con un export (1,5 miliardi nel 2013) che cresce poco (3,6% all’anno in media dal 2009) e un saldo commerciale negativo e in peggioramento (2,9 miliardi nel 2013) - unico caso tra i principali Paesi Europei”.
A cavarsela meglio sono le imprese dell’indotto al centro dell’intervento di Giampaolo Vitali (Cnr): “Si tratta centinaia di imprese che forniscono macchinari, componenti, semilavorati e servizi specifici per l’industria farmaceutica - ha detto. - Nel 2013 hanno determinato una produzione stimabile in circa 14 miliardi con un totale di 64 mila addetti e la loro elevata qualificazione – determinata dalla necessità di adeguarsi ai rigidi standard internazionali fissati dalla Fda statunitense e dall’Ema - contribuisce in modo determinante alle buone performance della piattaforma manifatturiera del farmaco”.
Ma la bontà delle global value chains non è tuttavia sufficiente a garantire una svolta al comparto. A proporre misure hard è Grazia Labate, ricercatore in Economia sanitaria all’Università di York (Uk) che – anche alla luce degli interventi dell’Antitrust - sollecita “una regolazione pro-concorrenziale che disciplini elementi essenziali come l’autorizzazione all’immissione in commercio dei farmaci, il pricing e la rimborsabilità, i diritti di proprietà intellettuale, la distribuzione all’ingrosso e quella al dettaglio”, ma anche “il rafforzamento e la specificazione delle materie con cui erodere la competenza regionale in materia farmaceutica rendendola di competenza esclusiva dello Stato, facendo perno sul criterio della prevalenza più volte enunciato dalla Consulta”. Scelta indispensabile visto che nel pacchetto delle condizioni per i cambiamento Labate elenca “una maggiore stabilità e minore frammentazione delle regole, il rafforzamento dell’Aifa anche con il Mise, più fondi per i farmaci in ospedale e, infine, la cancellazione dei Prontuari terapeutici regionali per un più rapido accesso per i farmaci innovativi”.
Sulle giornate pisane di Asis ha scritto anche About Pharma
FONTE. ASIS
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