Studiare il ruolo della vitamina A nell'indurre la rigenerazione di cellule staminali renali e consentire così la regressione delle malattie renali croniche. E' questo l'obiettivo del progetto VITA, tra i vincitori del Bando Nutraceutica promosso dalla Regione Toscana, che vede lavorare fianco a fianco ricercatori dell'Università di Firenze e dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer per mettere a punto una nuova terapia basata sull'aumento della vitamina A che potrebbe promuovere la rigenerazione dei tessuti renali sostituendo cellule sane a quelle danneggiate. Studi su animali transgenici e successivamente una sperimentazione pilota su un piccolo gruppo di pazienti potrebbero consentire di ottenere una terapia innovativa e priva di effetti collaterali per le malattie renali croniche. La Prof.ssa Paola Romagnani, coordinatrice e responsabile scientifica del progetto, spiega a Meet the Life Sciences tutti i dettagli di VITA, dalla sperimentazione ai possibili sviluppi terapeutici e di prodotto.
Partiamo inquadrando il contesto, quante persone soffrono di malattie renali croniche?
Le malattie renali croniche sono considerate uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo, rappresentano un'importante causa di morte e disabilità nella popolazione e sono uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare. Parliamo, infatti, di un'incidenza piuttosto alta, si stima che colpiscano tra l'8 e il 16 della popolazione generale, per salire al 30 per cento in persone sopra i 64 anni. I pazienti con insufficienza renale cronica sono inoltre a rischio di progressione verso l'insufficienza renale terminale, che può essere affrontata solo con la dialisi e il trapianto, con costi sanitari elevati. Sebbene l'insufficienza renale cronica abbia in molti casi un andamento progressivo, la regressione del danno renale è possibile ed è stata riportata anche nei casi più gravi, suggerendo che nel rene esistono meccanismi di riparazione. Tuttavia, fino ad oggi non esistono strategie terapeutiche che consentano di promuovere la rigenerazione renale.
Il vostro progetto si propone di individuare una terapia innovativa, come nasce l'idea?
L'idea nasce dieci anni fa dall'identificazione di cellule staminali renali capaci di riparare i tessuti renali danneggiati. Da qui siamo partiti per poi arrivare alla conclusione che il supplemento di acido retinoico aumenta la capacità di queste cellule staminali di rigenerare le cellule glomerulari danneggiate. Nelle malattie renali croniche, infatti, i livelli di acido retinoico a disposizione delle cellule staminali renali sono insufficienti, e questo rende le cellule incapaci di riparare il danno in maniera efficiente. Somministrando acido retinoico si induce la differenziazione delle cellule staminali che possono pertanto rimpiazzare le cellule perdute, riducendo il danno renale. L'acido retinoico però somministrato a dosaggi elevati è potenzialmente tossico. Abbiamo pertanto pensato che somministrare il suo precursore, la vitamina A, a bassi dosaggi ma per tempi lunghi, come è più appropriato fare per una malattia cronica, potesse ovviare agli effetti collaterali e mantenere l'effetto terapeutico. Una strategia del tutto innovativa nel panorama della lotta alle malattie renali croniche. Dati preliminari ottenuti nel nostro laboratorio su modelli sperimentali murini suggeriscono che la supplementazione cronica della dieta con vitamina A migliori effettivamente la funzione renale, riduca la proteinuria e il processo di invecchiamento.
A che punto è il progetto?
In questo momento stiamo procedendo con studi su animali transgenici a cui seguirà una sperimentazione pilota su un piccolo gruppo di pazienti affetti da insufficienza renale cronica che non hanno risposto ad alcuna terapia. Insieme alla Steve Jones di Sesto Fiorentino, l'impresa partner specializzata in supplementi dietetici, vorremmo realizzare un olio arricchito alla vitamina A, privo di effetti collaterali viste le dosi utilizzate, che possa essere somministrato ai pazienti. Per due anni effettueremo dei monitoraggi misurando la proteinuria e il filtrato renale, così da valutare l'impatto di una dieta ricca di vitamina A nel ridurre la progressione della malattia renale.
Qual è l'obiettivo a lungo termine?
Senz'altro riuscire a sviluppare un supplemento della dieta basato su un olio arricchito con la vitamina A che possa indurre le cellule staminali renali ad essere più attive e riparare meglio i tessuti danneggiati. Questo potrebbe migliorare la salute dei pazienti, riducendo la morbilità e la mortalità, e ridurre il costo della terapia renale sostitutiva. Il tutto facendo leva su uno dei prodotti italiani e toscani più tipici, vero caposaldo della dieta mediterranea, l'olio.
L'olio arricchito alla vitamina A rappresenta l'elemento più "chiaramente nutraceutico" del progetto.
Il cibo è un farmaco. Il suo utilizzo, nel bene e nel male, ha delle conseguenze dirette sulla nostra salute. Ormai gli studi e una vasta letteratura scientifica ce lo dimostra. L'Italia e la nostra regione, in particolare hanno una grande opportunità in questo senso. Poter sfruttare gli alimenti alla base della dieta mediterranea per sviluppare progetti nutraceutici attenti alla salute, alla prevenzione delle malattie e al miglioramento della qualità della vita è una grande occasione, per la Toscana e non solo.
Crede che la Regione Toscana, in questo senso, stia lavorando nella giusta direzione?
Sì, il bando sulla nutraceutica è stata un'idea eccezionale. Dobbiamo continuare ad investire in questo settore e sulle nostre potenzialità alimentari, che sono davvero tante.
Redazione Meet the Life Sciences
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