Michele Maio, un pioniere dell’immunoncologia. L’avanguardia nella lotta ai tumori passa da Siena
10/10/15
Intervista al Direttore del reparto di Immunoterapia Oncologica dell’AOU Senese
filtra per Biotech&Pharma Medical Device ICT Nutraceutica Sanità
Intervista al Direttore del reparto di Immunoterapia Oncologica dell’AOU Senese
Combattere il tumore stimolando il sistema immunitario. E’ l’approccio terapeutico dell’immunoterapia oncologica, definita da Science tra le dieci maggiori innovazioni scientifiche del 2013. Invece di concentrarsi sulla massa tumorale, l’immunoncologia punta tutto sul sistema immunitario, il nostro meccanismo di difesa contro le aggressioni esterne, stimolandolo a colpire dall’interno le cellule malate riconosciute come estranee. Su questo innovativo strumento terapeutico, basato sull’assunzione di farmaci, ha concentrato la sua carriera di medico e ricercatore il dottor Michele Maio, Direttore del reparto di Immunoterapia Oncologica dell’AOU Senese e presidente di NIBIT, Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori. Insieme al suo gruppo di ricerca, Maio è oggi punto di riferimento internazionale in quella che è definita la quarta strategia per combattere il cancro, insieme a radioterapia, chirurgia oncologica e chemioterapia.
L’immunoterapia applicata al trattamento dei tumori è un ramo della medicina abbastanza recente. Ci spieghi cos'è e come è nato il suo interesse di ricerca in quest’ambito.
I primi tentativi di trattare i tumori attraverso l’attivazione del sistema immunitario risalgono alla fine dell'Ottocento, ma in termini di risultati di ricerca l’immunoterapia oncologica è in effetti un approccio relativamente recente. Centocinquanta anni di studi ci hanno permesso, però, di capire come funziona il sistema immunitario umano, conoscere quali sono le caratteristiche biologiche del tumore e comprenderne a fondo l’interazione. La ricerca ha reso disponibili informazioni fondamentali, che ci hanno permesso di migliorare progressivamente l’approccio terapeutico, ma è la capacità di rendere il sistema immunitario maggiormente aggressivo verso il tumore e le cellule tumorali più visibili al sistema immunitario che ci sta portando verso i maggiori successi. Il mio interesse verso quest’area di ricerca nasce a 19 anni, quando ancora studente sono entrato per la prima volta in un laboratorio di immunologia. Da medico ho poi scelto di focalizzare la mia attività nell’ambito della ricerca clinica in oncologia.
L'AOU senese è stata la prima in Italia ad aprire un reparto interamente dedicato all'immunoterapia oncologica. Come nasce questa scelta e dove vi sta portando.
Il nostro è un reparto di oncologia medica e come tale applichiamo tutte le strategie terapeutiche contro il cancro.. L’idea, sin dall’inizio, era però di mettere in luce una fortissima caratterizzazione nella ricerca clinica sull’immunoterapia. Il nostro reparto presso l'AOU Senese è l’unico in Italia che nasce con questa dizione e con questi obiettivi. Nel nostro Paese ma anche all'estero e soprattutto negli USA, c’è oggi una fortissima tendenza ad attivare nuovi centri specialistici in immunoncologia, visti gli ottimi risultati che si sono ottenuti.
E’ di pochi giorni fa la notizia di un nuovo studio clinico per la cura del melanoma cutaneo che combina due farmaci innovativi mai associati tra loro. Un ulteriore passo verso la lotta contro il cancro?
Si tratta del primo studio al mondo che utilizza due farmaci diversi in sequenza, il primo che modifica le caratteristiche molecolari e immunologiche del tumore, rendendolo più visibile al sistema immunitario del paziente - come già dimostrato in vitro e in un modello animale - il secondo che non agisce sul tumore, ma attiva il sistema immunitario, rendendolo più capace di tenere sotto controllo le cellule tumorali. Lo studio clinico tratterà a Siena 19 pazienti e durerà circa otto mesi, non dovremo attendere molto per avere i primi risultati. Siamo partiti dal melanoma cutaneo ma questo approccio terapeutico può funzionare praticamente in tutti i tipi di tumore. Il melanoma è un modello, tant’è vero che stiamo già lavorando con un’azienda americana per sviluppare la stessa strategia sul cancro al polmone, che ha una maggiore incidenza.
Siete partiti dal melanoma cutaneo, avete proseguito nella cura del glioblastoma, adesso ci parla di cancro al polmone. Su quali altre forme tumorali l'utilizzo dell'immunoterapia sta mostrando la sua efficacia.
Con il mio gruppo di ricerca abbiamo fatto, facciamo e faremo studi clinici di immunoterapia praticamente su qualunque tipo di tumore. Si tratta di una strategia terapeutica che ha già sostituito la chemioterapia nel caso del melanoma e in alcuni stadi del cancro al polmone, i risultati della ricerca in altri tumori sono incoraggianti, oltre ad aver dimostrato che per alcune forme tumorali l’immunoterapia funziona meglio della chemio.
La nostra rubrica si chiama “Innovatori di valore”. Ci dia la sua definizione di innovazione.
Innovazione è non fermarsi mai, nonostante tutto e tutti. Innovazione è creare i presupposti scientifici per cui un’idea o una nuova strategia terapeutica venga validata in un modello animale prima di passare alla ricerca clinica. In passato, con la chemioterapia, le prove erano molto più empiriche. Ora che si conosce di più come funzionano i meccanismi fisiologici dei tumori, è più facile poter andare avanti con un’idea e poterne dimostrare la reale portata innovativa.
Studi di frontiera, terapie innovative. La Toscana, grazie al lavoro del suo team, sta diventano un punto di riferimento internazionale per l’immunoterapia oncologica. Questo può tradursi concretamente in attrazione di nuove risorse per la ricerca?
Fare ricerca innovativa, e l’immunoterapia nell’ambito del trattamento del cancro lo è, ti permette di attrarre risorse. È attraverso la collaborazione con enti pubblici, privati e imprese che siamo riusciti a mettere in piedi un gruppo di professionisti che possono lavorare costantemente in un ambito di ricerca dove sono richiesti tempi di azione e reazioni brevissimi. Dall’8 al 10 ottobre, a Siena si è tenuto il 13° meeting di NIBIT “Cancer Bio-Immunotherapy in Siena”: un’importante occasione di confronto sullo stato della ricerca a cui hanno preso parte i più importanti esperti a livello internazionale e anche grandi multinazionali farmaceutiche interessate a investire nel settore.
Dopo la sfida lanciata dal presidente americano Obama, cresce l’interesse verso la medicina di precisione, anche definita, "medicina personalizzata". Dal punto di vista di un oncologo, come vede questo approccio?
La sfida lanciata dall’America coglie nel segno, abbiamo sempre di più la necessità di identificare il miglior trattamento per un determinato paziente. Se guardiamo alla chemioterapia, per esempio, oggi andiamo ad applicare lo stesso trattamento per pazienti con il cancro al polmone e non abbiamo idea di quali risponderanno a quel tipo di trattamento. In prima istanza, è necessario dare un vantaggio al paziente, migliorandone l’aspettativa di vita ma anche la qualità del suo percorso terapeutico, evitando effetti collaterali inutili. E poi è indubbio che un approccio personalizzato permetterebbe di risparmiare energie e risorse, consentendoci di essere selettivi nel capire quali pazienti possono rispondere a un determinato trattamento.
La Toscana potrebbe fare, ancora una volta, da apripista?
Nel nostro campo la Toscana ha già fatto da apripista. Quella sull’immunoterapia oncologica è una scommessa alla quale la Regione ha aderito con convinzione. Oggi Siena e la Toscana sono certamente tra le aree geografiche al mondo in cui l’immunoterapia oncologia viene ampiamente utilizzata sia nella clinica che nella ricerca. Mi auguro che i risultati dei nuovi studi porteranno a un sempre maggiore impiego dell’immunoterapia nella lotta contro il cancro.
Lei è anche presidente di Fondazione NIBIT, il Network Italiano per la Bio-Immunoterapia dei Tumori
Lascia un commento