#FasSalute. Diagnosi più rapide e terapie mirate. Ecco il contributo di Omiterc nella lotta al cancro
26/04/16
Il progetto punta a passare dalla biopsia solida a quella liquida per monitorare le mutazioni dei tumori
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Il progetto punta a passare dalla biopsia solida a quella liquida per monitorare le mutazioni dei tumori
Individuare tempestivamente le variazioni di tipo clinico, molecolare e genetico dei tumori è un elemento sempre più determinante nella pratica clinica oncologica. Un passo in avanti che consentirebbe di classificare meglio i diversi tipi di patologia, così da personalizzare e ottimizzare il trattamento. La sfida di Omiterc, uno dei progetti vincitori del Bando FAS Salute 2014 della Regione Toscana, è quella di riuscire ad accelerare i tempi della diagnosi passando dalla biopsia solida a quella liquida, raccogliendo dalle analisi del sangue le informazioni necessarie sulle mutazioni del tumore. Un progetto al quale stanno lavorando un pool di clinici e ricercatori di livello internazionale. L’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi è capofila della ricerca alla quale partecipano anche l’AOU di Siena; l’Università degli Studi di Firenze, con il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica e con quello di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche “Mario Serio” e l’Università degli Studi di Siena, con il Dipartimento di Biotecnologie Mediche. Abbiamo intervistato il professor Francesco Di Costanzo, direttore responsabile del reparto di Oncologia medica dell’Ospedale Careggi.
Professore, come nasce Omiterc e qual è il cuore della ricerca che intendete sviluppare nell'ambito del progetto?
Lo studio nasce dall’esigenza, sempre più necessaria nella pratica clinica oncologica, di individuare quei fattori che ci possono dare informazioni sul comportamento biologico del tumore, così da poterne prevedere i cambiamenti e la risposta alle varie terapie. Lavoriamo sui tumori del colon, della mammella e sul melanoma cutaneo, con l’obiettivo di personalizzare, ottimizzandolo, il trattamento. Il modo in cui lo vorremmo fare è l’elemento innovativo della ricerca.
Ce lo descriva.
Noi partiamo dalle difficoltà legate al fatto di individuare le modificazioni biologiche del tumore, che intervengono anche come reazione ai trattamenti farmacologici. Il problema è che dovremo fare più biopsie “solide” che sono invasive e hanno costi molto elevati. Noi, in base a delle premesse biologiche ottenute attraverso dei marcatori determinati a livello ematico, cerchiamo di spostare l’analisi a livello del sangue, oltre che sul tessuto neoplastico. Questo apre scenari future di diagnosi più precoci e meno invasive. Accanto a questo percorso, a livello più “macro”, cerchiamo di individuare le cellule tumorali circolanti, che si staccano per costituire le metastasi ed entrano nel sangue. Queste possono essere “pescate” dal sangue e confrontate con quelle prelevate dalle cellule neoplastiche. In prospettiva questo approccio offre un’ulteriore possibilità di monitoraggio più semplice e una diagnosi ancora più precoce.
Quali sono gli elementi tecnici più innovativi del progetto?
L’utilizzo di tecnologie high throughput (analisi scientifiche in grado di effettuare dei test su un numero molto grande di dati in un tempo ristretto grazie a macchinari e strumentazioni ad alta tecnologia, ndr), combinate ad approcci computazionali di ultima generazione. E poi, come dicevo in precedenza, la possibilità di definire e monitorare le mutazioni delle cellule neoplastiche sia sul tessuto tumorale che sul semplice prelievo di sangue, attraverso la cosiddetta “biopsia” liquida. Un altro elemento d’innovazione sarà la caratterizzazione farmacogenica e metabolomica dei pazienti con individuazione di profili genetici e/o metabolici costituzionali.
Quali sono i soggetti che compongono il gruppo di lavoro di Omiterc?
L’azienda ospedaliera universitaria Careggi è il soggetto capofila. Poi c’è il contributo dell’Università degli Studi di Firenze, con laboratori di altissimo pregio, che partecipa con il dipartimento di medicina sperimentale e clinica, con la professoressa Annarosa Arcangeli, e con il dipartimento di scienze Biomediche sperimentali e cliniche “Mario Serio”, con il professor Mario Pazzagli. Altri partner sono l’Azienda Ospedaliera Universitaria senese e il dipartimento di Biotecnologie mediche dell’Università di Siena. Accanto al mondo accademico c’è quello delle imprese con la partecipazione di Di.Va.L Toscana Srl; Resiltech Srl e Menarini Ricerche Spa. Un partenariato molto variegato che raccoglie tante professionalità diverse, tutte fondamentali per il progetto.
In che termini la partecipazione delle imprese può rappresentare un valore aggiunto per il progetto?
Su alcuni aspetti, anche tecnologici, hanno competenze che ci possono permettere un approccio più industriale. Alcuni partner hanno una sensibilità e un occhio che al ricercatore mancano. E’ importante saper cogliere come la ricerca possa diventare prodotto e possa affacciarsi al mercato, divenendo oggetto di brevetto e di vendita. Le imprese, in questo senso, hanno maggiore pratica e una visione più chiara del mercato e ci possono aiutare per capire come questa ricerca possa diventare prodotto industriale, consentendo a tutti di acquistarlo e trasformando un’idea sempre in un vantaggio per il paziente.
Che cosa vi aspettate in termini di risultati?
Le ricerche sono come alberi genealogici. Si parte da una base e si sviluppano diramazioni, strada facendo, su altre vie interessanti, altri scenari. La determinazione bimolecolare dei marker ci offre l’idea del cambiamento. Potere determinare in maniera più rapida la terapia antitumorale è l’obiettivo. E quando dico più rapida penso a 4-5 mesi prima che si modifichi a livello cellulare. C’è un momento di questo processo nel quale un intervento mirato ci consentirebbe di cambiare le cure e vincere. I primi obiettivi in due anni di lavoro sono questi, da ogni filone emergeranno nuovi quesiti. La ricerca biomedica non è basata sulla semplice osservazione, va verificata e contro verificata. Verificare ipotesi, vedere che si ripetano e dopo si può andare avanti.
Immaginiamo che Omiterc si diffonda in modo capillare. Quali sarebbero le conseguenze in termini pratici?
Sarebbero molte, dalla riduzione dei costi alla facilità del monitoraggio. Ripeto, ipotizzando una diffusione industriale, il risultato sarebbe avere diagnosi più rapide e quindi possibilità di mettere in campo cambiamenti di terapie in modo più tempestivo.
Terapie mirate, ottimizzazione delle cure, medicina di precisione. Anche nella Vecchia Europa si comincia a spingere su questi elementi chiave per il futuro.
Questa è la tendenza su cui tutto il mondo si sta lanciando ed avrà un impatto industriale notevole. Fino ad oggi la pressione degli USA era molto forte, ora anche l’Europa si deve svegliare. Anche perché uno dei principali riflessi negativi della ricerca è l’idea che sia finalizzata a se stessa, mentre oggi è sempre più imprescindibile una finalità che abbia ricadute industriali, portando lavoro, andando ad incidere sul PIL.
Il bando regionale FAS Salute. OMITERC è uno dei 16 progetti finanziati dalla Regione Toscana sul Bando FAS Salute 2014, emanato nell'ambito della linea 1.1.2 del PAR FSC (ex FAS) 2007-2013, per sostenere la ricerca in materia di qualità della vita, salute dell'uomo, biomedicina e farmaci innovativi. Complessivamente la Regione trasferirà ai beneficiari che si sono aggiudicati il co-finanziamento pubblico oltre 14 milioni di euro.
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