#FasSalute. Riabilitazione in palestra con i robot? Possibile, grazie al progetto Ronda
09/06/16
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La nostra intervista al prof. Silvestro Micera dell’Istituto di BioRobotica del Sant’Anna, coordinatore del progetto Ronda.
Una palestra per la riabilitazione dove gli attrezzi sono robot e i programmi di allenamento possono essere personalizzati sulla base del rapporto tra uomo e macchina. Parliamo di Ronda – che sta per “RObotica indossabile personalizzata per la riabilitazioNe motoria Dell’arto superiore per i pAzienti neurologici”: è in questo acronimo l’essenza del progetto, finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito del Bando FAS Salute 2014 e portato avanti da un consorzio di soggetti di cui è capofila la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Abbiamo intervistato il professor Silvestro Micera, dell’Istituto di Biorobotica, per cercare di comprendere meglio come si svilupperà la prima palestra con robot indossabili e realtà virtuale per una riabilitazione neurologica degli arti superiori più efficace e con esercizi su misura.
Professore, quali sono gli obiettivi del progetto Ronda e a chi si rivolge?
L’obiettivo principale è quello di superare i limiti delle attuali soluzioni robotiche indossabili, che vengono utilizzate per la riabilitazione motoria dell’arto superiore. Come cerchiamo di raggiungerlo? Puntando a realizzare una palestra per riabilitare pazienti neurologici colpiti da ictus, attrezzata con robot e dotata di nuovi metodi per la rieducazione motoria altamente personalizzati.
Qual è, oltre all’elemento tecnico legato ai robot, l’aspetto più innovativo del progetto? Senza dubbio la personalizzazione del trattamento riabilitativo. I robot indossabili, infatti, così come le nuove metodologie di riabilitazione, devono essere calibrati secondo le esigenze di ogni singolo paziente. Tutto il percorso riabilitativo ha come punto di forza la personalizzazione della terapia. Offriamo non solo la possibilità di usare una palestra robotica, ma di farlo anche con una valutazione “ad hoc”.
Forzando un po’ potremo dire che anche in questo caso si guarda alla medicina di precisione.
Direi che in questo caso il termine corretto è “medicina predittiva”, che parte dall’analisi dei big data per predire e scegliere quale sarà il robot adatto al paziente. La grande sfida è di avere una piattaforma “intelligente” capace di aiutare il clinico a utilizzare la palestra robotica nella maniera ottimale, con tutto ciò che questo comporta a livello di soluzione di problemi di carattere scientifico e tecnologico. Vorremmo rendere quest’opportunità fruibile al termine dei due anni del progetto.
Dove si trova fisicamente la palestra e quanti sono i robot?
Ce ne saranno due: una nell’Ospedale di Cisanello di Pisa, dove opera l’unità di neuroriabilitazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, e un’altra nell’Ospedale Versilia di Viareggio. Lavoriamo in un’ottica di area vasta. I robot sono tre: un sistema per la mobilitazione della spalla e del gomito destinata a pazienti con scarsa capacità motoria; un dispositivo indossabile per la riabilitazione della mano e del polso e un dispositivo indossabile per la riabilitazione della spalla e del gomito rivolta a pazienti che hanno mantenuto una discreta capacità motoria. La sfida tecnologica interessante è quella di coordinare i vari robot.
Quali sono i soggetti che compongono il consorzio alla base del progetto e quali sono le attività specifiche che svolgono?
La Scuola Superiore Sant’Anna, con l’Istituto di Biorobotica e TeCIP (Istituto Tecnologie della Comunicazione, Informazione, Percezione) nei laboratori di Pontedera e San Giuliano Terme, si occupano di ricerca, sviluppo e realizzazione delle soluzioni robotiche e delle interfacce uomo macchina e di realtà virtuale necessarie all’interazione con il paziente. L’AOU Pisana oltre a ospitare la palestra Ronda, si occuperà di reclutamento dei pazienti e dei protocolli riabilitativi personalizzati. L’Istituto di Neuroscienze del CNR si occuperà dell’elaborazione dei modelli di riabilitazione. Poi le Ausl12 di Viareggio e le Asl5 Fornacette si occuperanno del reclutamento di pazienti e della validazione clinica dei protocolli riabilitativi personalizzati, in linea con il lavoro dell’AOUP.
Sul fronte delle imprese, invece?
Fanno parte del progetto due imprese del territorio, Humanware e Wearable Robotics, che ci aiutano nella concezione, sviluppo e validazione tecnica in un’ottica più industriale e di mercato.
Come vorreste arrivare alla fine dei due anni di Ronda?
La speranza è di dar vita a un progetto che abbia un reale impatto sulla società e sul sistema sanitario toscano, dando accesso a tutti coloro che abbiano bisogno di questo tipo di riabilitazione. Se l’idea funzionasse sarebbe davvero un unicum e un grande passo in avanti per la terapia robotica.
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