#FasSalute. Come nasce un nuovo vaccino per l’Africa: dieci domande a Rino Rappuoli
07/10/16
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Intervista allo scienziato di fama internazionale Rino Rappuoli, coordinatore scientifico di S-Afrivac e vicepresidente della Fondazione Achille Sclavo ONLUS, capofila del progetto di ricerca.
E’ una malattia negletta, epidemica in Africa, contro la quale ad oggi non esiste un vaccino: parliamo della salmonellosi non tifoide invasiva, al centro del progetto S-Afrivac, tra i vincitori del bando Fas Salute della Regione Toscana. Rino Rappuoli, scienziato di fama internazionale, è il coordinatore scientifico del progetto nonché vicepresidente della Fondazione Achille Sclavo ONLUS, capofila di S-Afrivac.
Gli obiettivi sono ambiziosi, sviluppare un vaccino per una malattia oggi senza cura
Il progetto permetterà di centrare tre obiettivi: avanzare lo sviluppo di un vaccino contro la salmonellosi non tifoide invasiva, concludendo la fase preclinica; produrre un lotto di vaccino per la fase clinica 1 e standardizzare i saggi immunologici per i successivi studi clinici. Le attività previste, oltre a mettere a disposizione un lotto del vaccino con una tecnologia sviluppata in Toscana, prevedono studi pre-clinici di immunogenicità e l’elaborazione di studi epidemiologici e farmaco-economici necessari all’impiego sostenibile del vaccino. Questo insieme di attività multidisciplinari sarà di fondamentale importanza per l’introduzione e l’uso del vaccino nei paesi in via di sviluppo, che si presume sarà sostenuto da organismi internazionali quali Gavi Alliance, Unicef e Bill & Melinda Gates Foundation.
Di che tipo di malattia stiamo parlando e chi colpisce?
La salmonellosi non tifoide invasiva (iNTS) è una malattia negletta epidemica in Africa, contro la quale non esiste a oggi un vaccino; al tempo stesso i batteri che la causano stanno sviluppando sempre maggiori resistenze agli antibiotici. iNTS è la principale causa di setticemia negli adulti e nei bambini del continente africano ed è stato stimato che 155.000 decessi nel 2010 siano stati riconducibili a iNTS. Questi decessi sono registrati soprattutto tra i bambini, ma anche tra persone malate di AIDS, malaria, anemiche o malnutrite: i più poveri tra i poveri.
Come viene diagnosticata?
La diagnosi dell’infezione da salmonellosi non tifoide invasiva si presenta particolarmente problematica nelle zone endemiche. I sintomi della iNTS sono infatti simili a quelli della malaria, con la quale è spesso confusa: nei casi in cui la diagnosi è effettuata correttamente, la fatalità associata per sepsi è del 20-25%, anche a causa della crescente resistenza del batterio a più antibiotici. Questo fenomeno ha determinato il verificarsi di varie epidemie in diversi paesi africani che hanno comportato, nei pochi casi dove ciò è stato possibile, l’impiego di costosi antibiotici nei sistemi sanitari più poveri nel mondo. Questi agenti patogeni emergenti potrebbero perciò essersi adattati a occupare una nicchia ecologica e immunologica offerta da HIV, malaria e malnutrizione in Africa.
E qui entra in gioco la missione della Fondazione Sclavo
E’ così, la Fondazione nasce con l’obiettivo di contribuire a ridurre la mortalità infantile e migliorare le condizioni di salute e di vita nei Paesi a basso reddito, accelerando l’introduzione di nuovi vaccini salvavita a costi contenuti, eliminando malattie infettive neglette e contribuendo a ridurre la povertà. Notevoli progressi sono stati fatti negli ultimi anni nel rendere disponibili un numero maggiore di vaccini nei paesi in via di sviluppo per combattere malattie infettive pediatriche. Molte altre malattie infettive che causano la morte di milioni di bambini e adulti rimangono però ancora oggi senza un vaccino: questo non perché non esista la tecnologia per svilupparli, ma perché non ci sono fondi sufficienti a farlo.
Nel caso del vaccino contro la iNTS quale tecnologia sarà utilizzata?
Useremo una piattaforma tecnologica sviluppata a Siena dal GSK Vaccines Institute for Global Health (GVGH) denominata GMMA (si legge ‘gemma’), il cui profilo di economicità aggiunge un forte razionale per il suo utilizzo nello sviluppo di vaccini per l’Africa. GMMA è l’acronimo per “Generalized Module for Membrane Antigens”: sono in buona sostanza delle vescicole microscopiche che veicolano gli antigeni che caratterizzano questi batteri e li presentano nella loro conformazione nativa. Questa duplice funzione (di veicolo e di presentazione) conferisce al vaccino una spiccata immunogenicità ed economicità di produzione. E’ per questo motivo che la Fondazione Sclavo, grazie alla disponibilità di GSK Vaccines e GVGH ad acconsentire l’uso mirato di questa piattaforma tecnologica, ha promosso il progetto S-Afrivac per lo sviluppo di un vaccino per i paesi più poveri del mondo, da completarsi con co-finanziamenti pubblici, privati e no profit.
Costruire partnership di questo tipo è un valore aggiunto
Crediamo che questo sia un innovativo modello per poter usare in maniera mirata una piattaforma tecnologica aziendale per finalità umanitarie, senza fini di lucro seguendo il paradigma teorizzato come Collective Impact, dove ogni partner contribuisce con le proprie specifiche capacità al raggiungimento di un fine per il bene comune. Questo è possibile perché la nostra lunga esperienza nel settore delle scienze della vita ci permette di comprendere e conciliare le esigenze dei vari attori: un ottimo esempio di Social Responsibility che vorremmo avesse molti imitatori.
Abbiamo parlato di Fondazione Sclavo, quali sono gli altri soggetti che compongono il partenariato?
I soggetti beneficiari sono due, la Fondazione Achille Sclavo ONLUS e l’Università di Siena. La Fondazione, oltre alla direzione scientifica e al coordinamento del partenariato, ricercherà co-finanziamenti e produrrà secondo le norme di buona pratica di fabbricazione un lotto di vaccino che verrà usato nella fase clinica 1, svolgerà il project management del progetto e completerà un approfondito studio epidemiologico che permetterà di conoscere al meglio la malattia in modo da pianificare adeguatamente una strategia efficace di immunizzazione per eradicarla.
E il contributo di ricerca dell’Università di Siena?
L’Ateneo senese partecipa al progetto su due fronti, lo studio della risposta immunitaria al vaccino e la sua sostenibilità economica per impiego nei paesi a basso reddito. Sul primo filone è coinvolto il Laboratorio di Microbiologia Molecolare e Biotecnologie (LAMMB) del Dipartimento di Biotecnologie Mediche, che si occuperà dello studio e della caratterizzazione della risposta immunitaria in modelli preclinici e dello studio sulla protezione in seguito a vaccinazione mediante diverse vie di immunizzazione. L’Area Economia, Giurisprudenza e Scienze contribuirà al progetto formulando un piano completo di sostenibilità economico-finanziaria dell’introduzione del vaccino, tenendo in considerazione sia gli investimenti in R&S necessari per giungere alla registrazione del vaccino, che i costi da sostenere per la produzione su larga scala e per la campagna di vaccinazione nelle aree maggiormente colpite.
Lato impresa, invece, quali sono i partner del progetto?
S-Afrivac non sarebbe stato concepibile senza il coinvolgimento di partner aziendali. Il GVGH, una iniziativa di GSK per facilitare lo sviluppo di vaccini per malattie infettive neglette, è una delle due aziende partecipanti. Ad oggi GVGH ha portato avanti nella sede di Siena lo sviluppo preclinico del vaccino contro iNTS usando la piattaforma tecnologica delle GMMA, già testata in fase 1 in un vaccTAGS: Siena, vaccini, vismederi, Rino Rappuoli, Università di Siena, Bando Fas "Salute" 2014, FAS, Fondazione Achille Sclavo ONLUS, S-Afrivac, salmonellosi, vaccino, malattia negletta, Bill & Melinda Gates Foundation, articoloblog
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