Ecco perché i big data rappresentano una grande opportunità per le imprese
20/01/17
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Se ne parla molto, ma se ne conoscono davvero le reali potenzialità? Ci riferiamo ai big data, collezioni molto grandi di dati al punto da non poter essere analizzati e immagazzinati senza l’aiuto di tecnologie e algoritmi appropriati.
Perché sta proprio nella capacità di elaborare, gestire e analizzare quei dati la fonte delle opportunità che si celano al loro interno. Ma chi produce i big data e come può, questa mole di informazioni, aiutare le imprese a migliorare il proprio business o i processi interni? Queste ad altre domande le abbiamo rivolte a Paolo Ferragina, Professore ordinario di Algoritmi presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, tra gli esperti coinvolti in SoBigData - Social Mining & Big Data Ecosystem, la rete di sette centri europei, con coordinamento italiano, che mette a disposizione dati, strumenti e competenze di data scientist per condurre grandi e piccoli esperimenti di big data analytics da parte di ricercatori, innovatori, startupper, policy-maker e istituzioni pubbliche. Con il laboratorio virtuale SoBigData.it è stato tra i promotori della prima edizione della Tuscan Big Data Challenge.
Iniziamo dallo sfatare qualche luogo comune sui big data
Quando si parla di big data non dovremmo pensare solo alla loro dimensione, ma anche alle caratteristiche dei dati in termini di varietà, velocità con cui vengono prodotti e, non ultimo, di valore. Tutte le imprese, in modo piò o meno consapevole, producono dati. Il discrimine è quali informazioni riusciamo a estrarre a partire da essi: siano relativi al funzionamento di un macchinario, alla navigazione sul web di un cliente o fornitore, alla correlazione di dati clinici e ambientali. Certamente più dati abbiamo e più è significativa l’analisi che possiamo condurre, ma il primo messaggio che voglio lanciare alle imprese è: anche se il vostro business non produce Terabye o Gigabyte di dati, potete lo stesso affacciarvi a questa opportunità con interesse perché la vostra “piccola collezione di dati digitali” potrebbe esse preziosa e celare molte sorprese per il vostro business. Anche perché spesso è dall’integrazione dei (pochi) dati prodotti da un’azienda con altri dati disponibili in rete che possono emergere informazioni interessanti.
Vale per tutti i settori?
Assolutamente sì, e qui sfatiamo un'altra falsa credenza secondo la quale la big data analytics sia confinata all’ambito IT che, certamente, gli ha fornito una sorta di “cassetta degli attrezzi” ma non è certo l’unico beneficiario. Le maggiori potenzialità vanno individuate in aziende che producono dati, magari già digitalizzati, che devono essere inseriti in un processo di analisi per trarne valore; spesso queste aziende hanno una ricchezza di cui non sono consapevoli. La cultura dei dati dovrebbe diventare parte del patrimonio aziendale: come ci si preoccupa dell’analisi del cliente, dell’acquisto di strumentazioni o del mercato di riferimento, al tempo stesso ogni azienda dovrebbe interessarsi a come produrre, memorizzare, gestire, analizzare e, dunque, mettere a valore i propri dati.
Anche le piccole e medie imprese?
È soprattutto a loro che ci siamo rivolti con la prima edizione della Tuscan Big Data Challenge. Le grandi aziende utilizzano già l'analisi di dati per il loro business e produzione, mentre le piccole e medie imprese spesso hanno difficoltà ad accedere a queste risorse, anche a causa della mancanza di competenze. Il laboratorio SoBigData.it che conduce studi sui big data nell’ambito di una infrastruttura di ricerca europea, appena finanziata nell’ambito del programma H2020, ha scelto di mettere a disposizione i propri ricercatori e risultati scientifici per offrire alle aziende toscane questa opportunità di crescita. Le imprese che abbiamo selezionato potranno lavorare insieme ai ricercatori del SoBigData.it e utilizzare le metodologie e gli strumenti software del nostro laboratorio in modo totalmente gratuito per un mese.
Come è andata questa prima edizione?
Hanno risposto alla sfida in 25, con un’ampia rappresentatività di tutti i settori: dall’ICT all’energia, dal terzo settore alla logistica. Per le scienze della vita ci è arrivata una sola domanda. Venticinque imprese rappresentano un numero interessante per la novità dell’iniziativa, ma credo che la Toscana possa esprimere molto di più. Continueremo a lavorare per la promozione delle opportunità offerte dai big data, augurandoci che la Regione Toscana possa introdurle tra i suoi strumenti a supporto delle imprese. Una prima occasione pubblica per parlarne sarà a febbraio, quando andremo a presentare i risultati della Challenge durante il SoBigData Industrial Day. Eravamo partiti con l’idea di seguire al massimo tre imprese, lo faremo con circa 15 aziende: È un grande impegno, ma crediamo che ne valga la pena. L’obiettivo sul territorio toscano è chiaro: cercare di migliorare la cultura dei dati e quindi aiutare le imprese innanzitutto in questo processo di consapevolezza. A livello europeo, lo sforzo dell’infrastruttura SoBigData.eu è finalizzato a mettere in piedi una sorta di “CERN dei Big Data” come l’ha definita la coordinatrice Fosca Giannotti, “dove la comunità scientifica, gli innovatori e gli imprenditori potranno usare i servizi in modalità virtuale ma più spesso ‘in-situ’, come una galleria digitale del vento”.
Scienze della vita e big data: un connubio naturale?
Il settore delle scienze della vita è tra quelli che maggiormente può beneficiare di strumenti, algoritmi e metodologie per i Big Data, perché può offrire tutti gli aspetti utili all’analisi di una grande mole di informazioni: quelli tecnologici, con i dati generati dalle piattaforme di ricerca e sviluppo (genomica e le altre omiche), ma anche quelli legati ai processi sia in ambito produttivo che in quello delle prestazioni sanitarie (diagnostica in vitro, imaging, etc.). Di dati ce ne sono anche troppi, le questioni sensibili sul ‘come e con quali finalità’ questi vengono raccolti fanno parte di temi legali, di privacy ed etici che sono anche parte delle indagini condotte all’interno dell’infrastruttura SoBigData.eu.
In questo senso, una struttura pubblica come SoBigData può offrire maggiori garanzie?
SoBigData è per sua definizione costitutiva una piattaforma per la procura e l’accesso ai big data all’interno di una cornice etica e rispettosa della privacy. Ci sono tante aziende che offrono servizi di big data analytics, il ruolo di un laboratorio pubblico come SoBigData è quello di offrirsi come ente terzo che accompagni le imprese in una valutazione delle potenzialità dei dati in loro possesso e nell’individuazione di eventuali soluzioni metodologiche e tecnologiche per la loro analisi, senza avere come obiettivo ultimo quello di “vendergli un prodotto”. Rispetto alla prima edizione della Challenge ero molto ottimista per l’opportunità gratuita offerta alle aziende toscane e mi aspettavo più domande di partecipazione, in verità, ma credo abbiano pesato due fattori: una certa perplessità verso il modo universitario come partner a supporto di sviluppo e innovazione aziendale, e la mancanza di una cultura dei dati soprattutto nelle pmi. La sfida, nel caso della Tuscan Big Data Challenge e delle attività dell’infrastruttura SoBigData.eu, è da entrambi i lati: quello delle aziende e quello della ricerca, perché anche noi ricercatori vogliamo metterci in gioco.
Per generare innovazione?
Certo, in questo percorso cercheremo di capire se esistono strumenti già sviluppati all’interno dell’infrastruttura SoBigData o in letteratura, per far sì che la ‘conoscenza estratta’ dai dati possa generare innovazione. Questo è un aspetto che ci interessa molto perché accanto all’obiettivo culturale per noi c’è ovviamente anTAGS: persone, imprese, università, dati, Università di Pisa, CNR, IMT di Lucca, Tuscan Big Data Challenge , SoBigData.it, big data , big data analytics , Challenge, Paolo Ferragina, analisi , Fosca Giannotti, articoloblog
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