Perché lavorare a una strategia condivisa della formazione nelle Life Sciences
21/04/17
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Dall’esperienza di ITS Vita, il percorso di specializzazione tecnica post diploma in area life sciences attivo in Toscana con quattro corsi biennali, una riflessione a tutto tondo sul sistema della formazione di settore.
Di Istituti Tecnici Superiori, domanda di competenze, specializzazione intelligente e necessità di una visione strategica di medio lungo periodo abbiamo parlato con Stefano Chiellini, coordinatore dell’ITS toscano Nuove tecnologie della vita. Gli ITS sono la risposta italiana alla domanda delle imprese di competenze tecniche specialistiche per gestire i processi di innovazione e trasferimento tecnologico. Due anni di corso, metà del corpo docente arriva dal settore privato, il 30% delle ore passate in azienda, anche con stage all’estero: queste scuole speciali di tecnologia hanno un obiettivo su tutti, formare giovani con le competenze realmente richieste dalle aziende dei territori di riferimento.
I primi diplomati di ITS Vita arriveranno a fine anno, ma i dati nazionali sono positivi
Dal Monitoraggio Nazionale 2017 degli ITS, presentato nei giorni scorsi da Indire (l’ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione, ndr), il 79,1% delle diplomate e dei diplomati nel 2015 ha trovato un lavoro entro un anno dalla fine del percorso, impiego che nell’87,5% dei casi è stato coerente con l’area di specializzazione tecnica del diploma conseguito. I primi diplomi da tecnici superiori dei corsi Probits (sede di Siena) e Probito (sede Pisa e Lucca) in produzioni biotecnologiche industriali e del corso Proadbi in produzione di apparecchi e dispositivi biomedicali (sede Firenze) saranno consegnati tra la fine del 2017 e i primi mesi del nuovo anno dopo le verifiche finali, mentre il biennio del corso Profarmabio per diventare tecnico superiore per l’automazione dei processi produttivi nel settore farmaceutico e biotecnologico farà uscire i primi diplomati solo alla fine del 2018.
I soggetti che compongano gli ITS, costituiti secondo la forma della Fondazione di partecipazione, sono tanti: scuole, enti di formazione, università, enti locali ma soprattutto, imprese. È questa la carta vincente?
La logica con cui abbiamo creato il partenariato, gli attori coinvolti, a partire dalle grandi imprese, e l’aver pensato fin dalla fase iniziale alla Fondazione Vita come a un luogo di confronto e di integrazione che potesse operare sull’intero territorio regionale, ci ha consentito di strutturare un modello che crediamo possa essere un vero strumento a servizio del sistema della formazione e che oggi è capace di operare in stretta sinergia con altre progettualità regionali come il Distretto Scienze della Vita e il progetto Pharma and Devices Valley. La qualità dei percorsi formativi e la domanda effettiva di specifiche professionalità richieste dal mondo delle imprese sono elementi altrettanto decisivi.
I percorsi di formazione, volendo semplificare, non possono fare a meno dell’interlocuzione con il mondo delle imprese, soprattutto in un settore come il farmaceutico e il biomedicale.
Non c’è dubbio, e questo è evidente sia per il MIUR, che ha istituito gli ITS, che per la Regione, che ha un ruolo primario nella programmazione e nella facilitazione dei rapporti tra Fondazioni, percorsi formativi e imprese, oltre che nel finanziamento dei corsi. Lavorando su un modello costruito intorno al paradigma della Smart Specialization Strategies è risultato evidente che qualsiasi tema di natura industriale venisse trattato - riguardante la componente imprenditoriale, di ricerca o sanitaria - la questione formazione è sempre emersa in maniera netta come uno degli elementi su cui investire per aumentare la competitività e l’attrattività del nostro settore e, conseguentemente, del nostro territorio. Dall’altro lato è stato subito chiaro che un ulteriore fattore determinante fosse la domanda effettiva di competenze con l’obiettivo di formare adeguatamente figure professionali che avessero un‘immediata e reale prospettiva lavorativa.
Lavorare sulla domanda, dunque, per costruire un quadro chiaro dei fabbisogni
Dal dialogo con il mondo delle imprese è emersa con chiarezza la necessità di elaborare un framework concettuale dei fabbisogni per poter lavorare sull’intera filiera dell’istruzione e della formazione. Si tratta di un quadro variegato di figure professionali, con competenze e percorsi formativi molto diversi, che costituiscono opportunità di inserimento lavorativo notevoli e che vanno ovviamente oltre le competenze degli ITS per interessare anche l’ambito della formazione professionale strategica e dell’istruzione scolastica e universitaria. La Fondazione Vita, per sua natura, è un soggetto con grandi potenzialità per realizzare innovazione in campo formativo e nel futuro potrebbe lavorare allo sviluppo di capitale umano al servizio del sistema economico territoriale anche in una prospettiva più ampia.
In che termini?
Attraverso il lavoro che la Fondazione sta svolgendo per l’avvio dei corsi di ITS Vita, si è già instaurato un confronto articolato con i principali attori sia della formazione, tra i quali gli atenei toscani, sia del tessuto produttivo, a partire dalle principali aziende del settore. La collaborazione ha consentito di catalizzare l’interesse e la volontà di affrontare e gestire questo tema in maniera strategica, con la disponibilità alla collaborazione anche da parte di Farmindustria nazionale. Su questo fronte è aperto un dialogo fruttuoso con la Regione Toscana per dare il nostro contributo alla costruzione di un progetto strategico di medio/lungo periodo in cui, per esempio, declinare il tema industria 4.0 come driver fondamentale per progetti formativi esistenti e l’ideazione di nuovi percorsi.
I nuovi paradigmi, come industria 4.0 stanno rivoluzionando i processi di tutte le filiere. La formazione si sta adeguando?
L’industria farmaceutica in primis, e il settore scienze della vita nel suo complesso, sono già e saranno sempre più coinvolti in questo processo di trasformazione e noi dobbiamo stare al passo. Il che significa introdurre nuovi metodi e modelli formativi, disegnare “ex novo” figure professionali altamente specializzate, con una flessibilità tale da poter, di anno in anno, organizzare l’offerta sulla domanda effettiva, con garanzia di esiti occupazionali certi. Sempre di più gli analisti evidenziano il fatto che questa nuova rivoluzione industriale, più che sulla sostituzione uomo macchina, si baserà sui nuovi modelli di interazione uomo macchina. È evidente che questo percorso ha trovato interesse nella componente industriale, che si è resa disponibile non solo a costruire in maniera sinergica un quadro strategico ma anche ad integrarli con il grande tema della formazione continua del proprio personale.
Uno snodo chiave, in questo percorso, è l’orientamento, a partire dai ragazzi delle scuole superiori
Indipendentemente dal percorso che sceglieranno, che sia un percorso ITS o un corso di laurea universitario, l’importante è che i nostri ragazzi siano messi nelle migliori condizioni per poter scegliere con la consapevolezza di ciò che li aspetta durante e dopo il percorso post diploma. In questo quadro crediamo sia fondamentale il processo di orientamento. Nel caso degli ITS, la possibilità di svolgere il 30% delle ore di corso in azienda rappresenta un’ulteriore occasione per toccare con mano il mondo del lavoro. Con i prossimi corsi di ITS VITA attiveremo, in collaborazione con le imprese che si renderanno disponibili, un’ulteriore opportunità per i nostri studenti, nella forma di Alta Formazione. Si tratta di un contratto di lavoro finalizzato alla formazione e all'occupazione dei giovani, che consente il conseguimento di titoli di studio di alta formazione, come il diploma di tecnico superiore e di svolgere un periodo di praticantato. Il ragazzo così ha la possibilità di accedere al mondo del lavoro con un regolare rapporto di lavoro, godendo delle tutele di un lavoratore subordinaTAGS: its, formazione, Fondazione ITS VITA, articoloblog
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