Qualità e innovazione. PharmaNutra, un’azienda “di ferro”
25/09/17
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Faccia a faccia con Andrea Lacorte, presidente e fondatore del gruppo PharmaNutra, che ci ha raccontato storia e prospettive dell'azienda pisana
Il 2016 è stato l’anno dell’Oscar della nutraceutica ottenuto ai Nutraingredients Awards di Ginevra con SiderAL, un prodotto che ha rivoluzionato le terapie del ferro. Il 2017, invece, è stata la volta dell’ingresso sul mercato del Cetilar, un antiinfiammatorio e lubrificante per le articolazioni che conferma l’alta qualità della ricerca scientifica che viaggia a gonfie vele sul vento dell’innovazione. Stiamo parlando di PharmaNutra azienda pisana nata nel 2003 con lo scopo di sviluppare prodotti nutraceutici e dispositivi medici. Abbiamo intervistato Andrea Lacorte, nutrizionista, oltre che presidente e fondatore del gruppo. La nostra chiacchierata è iniziata parlando di un’altra importante sfida che vede impegnata l’impresa toscana: quella della quotazione in Borsa.
Cosa rappresenta Piazza Affari per PharmaNutra?
La Borsa, approcciata con IPO Challenger 1, spac di nuova generazione che ci consente di accedere al mercato a valle di negoziazione riservata e soluzioni sartoriali, con un primo flottante qualificato da investitori di primo livello, è uno strumento grazie al quale l’azienda acquisisce valore in termini di trasparenza, visibilità, accesso a risorse tecnologiche, a network di conoscenze internazionali, alla possibilità di esportare. Ecco, essere trasparenti ma allo stesso visibili, per la nostra azienda è fondamentale. E poi, il fatto che la borsa ci dia altre risorse per accelerare è stato il nostro driver principale.
Per accelerare cosa?
La nostra ricerca interna. Abbiamo previsto la creazione di una unità tutta nostra, a Pisa. Fra settembre e ottobre inizieremo la costruzione, a Montacchiello, di un centro ricerche con annesso laboratorio di biologia molecolare per sfruttare al massimo le nostre formulazioni proprietarie basate su tecnologia sucrosomiale. Per tutto questo servono risorse e la Borsa è l’unità di finanziamento migliore, proprio perché si tratta di soldi dedicati allo sviluppo di ciò che oggi non c’è.
Cos’è la sucromizzazione?
Si tratta di un delivery system, basato su una composizione particolare di membrane fosfolipidiche ed esteri del saccarosio, che abbiamo creato nel caso specifico del ferro, favorendone il passaggio in ambiente gastrico senza entrare in contatto con le mucose né interagire con altri nutrienti. Grazie a questa tecnologia, il ferro può essere assorbito a livello intestinale e passare nel torrente ematico. E’ un brevetto di nostra invenzione, unico al mondo, il cui range di applicazioni e performance può essere ulteriormente ampliato, e crediamo di poter accelerare questo processo se le fasi di screening di ricerca, ad esempio le prove in vitro e in vivo, saranno gestite direttamente da noi.
Per ora li dislocate fra Università e centri di ricerca?
I nostri punti di riferimento, in ambito accademico, sono gli Atenei di Pisa, Modena, Barcellona e Cambridge. Una volta creato il centro di ricerca di Montacchiello, vorremmo continuare a collaborare con le Università per la convalida ufficiale delle nostre invenzioni, che avremmo prima testato in casa. Anche il momento della discovery deve avvenire all’interno di PharmaNutra, non tanto per una scelta di riservatezza, quanto invece per un processo più accelerato e controllato, anziché fare i test in quattro luoghi diversi.
Si può dire che siete stati dei pionieri nel settore della nutraceutica?
Credo che ci sia un termine ancora più corretto per definire il nostro campo di interesse, ed è quello della nutrizione clinica, cioé la gestione dietetica e nutrizionale di patologie. Nutraceutico, spesso, è mimare l’azione di un farmaco. A mio avviso, nutraceutico è il riso rosso fermentato che, avendo una molecola simile a quella della statina, potrebbe essere in grado di abbassare il colesterolo. Il ferro, invece, è ferro. E’ un nutriente. C’è chi lo traveste da pane al ferro e qualcuno, in maniera impropria, da farmaco. Eppure il ferro si mangia nei carciofi, nel fegato, nelle bistecche. Insomma, è un nutriente che noi abbiamo tecnologizzato e che usiamo attraverso la più comune di somministrazione, cioé l’apparato digerente.
Al filone della nutrizione terapeutica, PharmaNutra affianca quello dei prodotti legati alla pratica sportiva, esatto?
A novembre 2016 abbiamo lanciato in sordina il Cetilar, un potentissimo prodotto articolare. Brevetto, principio attivo, invenzione e produzione sono interamente nostri. Da quale giorno abbiamo iniziato una importante operazione pubblicitaria, banner e profilati che rimandano alle proprietà straordinarie del Cetilar.
Di cosa si tratta?
E’ una pomata a base di acidi grassi che penetrano nella contusione dell’articolazioe ; si basa sul principio che permea la nostra cultura aziendale, quello della lipidologia, cioé l’impiego di acidi grassi e grassi per migliorare lo stato di salute o l’assimilazione. Cetilar, nello specifico, è un prodotto fortemente targetizzato per gli sportivi.
Lo sport è una nicchia importante per la vostra azienda?
Sì, anche perché vogliamo legarci a eventi vincenti. Con il marchio Cetilar, PharmaNutra è sponsor del Parma Calcio, la prima squadra professionistica entrata nel nostro circuito e grazie alla quale ci siamo inseriti in altre squadre di altissimo livello. Sempre con Cetilar, siamo stati l’unica squadra italiana a correre la 24ore di Lemans. Siamo arrivati decimi su sessanta macchine. E poi sponsorizziamo due equipaggi velici internazionali per regate d’altura e di monotipo, dieci squadre di calcio professionistico di serie A e B, due di basket, pallavolo, giovanili di nuoto. E, ancora, 14 maratone, un’accademia di golf e la CetilarRun, una maratona molto importante in Toscana.
A proposito di Toscana, in che modo tenete i rapporti con il territorio?
Valorizzando le eccellenze attraverso collaborazioni. Come quella con la facoltà di Farmacia dell’Università di Pisa, che è la prima unità in cui abbiamo batterie di colture cellulari in prova. Abbiamo anche una collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna, grazie al professor Turchetti, e siamo dentro a una guida di marketing farmaceutico per un modello di formazione medica che abbiamo inventato noi.
Sul fronte nazionale ed estero?
Lavoriamo con le Università di Parma, Bologna e Verona; qui, in particolare, con l’unità di ematologia diretta dal professor Girelli, ai massimi livelli mondiali. Poi, con l’Università di Modena, per la gastroenterologia, mentre nel campo dei protocolli con il Gruppo San Donato, il più importante gruppo di ospedali privati italiani. All’estero, il nostro punto di riferimento è l’unità dell’ematologo Munoz, dell’Università di Barcellona. Presto apriremo un canale anche con la Francia.
Avete anche creato un protocollo mondiale per limitare l’uso delle sacche di sangue..
Sì, si chiama Pdm ed è una creazione tutta nostra come approccio nutrizionale.. Lo abbiamo sviluppato proprio con il Gruppo San Donato e lo scopo è ottenere la minimizzazione dell’uso delle sacche di sangue.
Gli imprenditori americani si sono interessati alla vostra realtà?
Non ne abbiamo trovato nessuno che abbia la visionarietà di fare la rivoluzione nel campo della terapia dell’anemia. Sono molto statici. Per loro, il ferro è iniettabile o solfato. Ma il ferro endovena, si sa, oltre a dare tanti effetti collaterali, crea anche enormi costi.
PharmaNutra esporta quali altri in altri Paesi?
Sono in tutto 38 e il nostro export ha superato le vendite in Italia. All’estero siamo diventati rapidi grazie alla nostra tecnTAGS: nutraceutica, persone, ehealth, medical devices, pharma, imprese, articoloblog
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