Occhio a Farmigea. Ricerca e innovazione per tenere il passo con il mercato globale
28/11/17
filtra per Biotech&Pharma Medical Device ICT Nutraceutica Sanità
L’azienda pisana da 70 anni è leader nel settore dell’oftalmologia e spinge sempre più sull’ internazionalizzazione. Intervista a Marco Sansò CEO di ITH società di Ricerca del gruppo
È italiana e vuole restare italiana, ma l’estero l’attira perché con i suoi brevetti e con i suoi prodotti sempre più innovativi è competitiva nei mercati. È Farmigea, l’industria nata a Pisa nel 1946, che fa parte della grande tradizione toscana del “pharma” e da 70 anni è leader italiana nel settore dell’oftalmologia. Negli anni ‘70 brevetta un device per erogare colliri senza conservanti con un erogatore monodose e investe nei sostituti lacrimali, cioè le lacrime artificiali. È stata pioniera nel creare in Italia un modello di collaborazione industria-università per poter creare prodotti di nuova generazione. Con un fatturato di 40 milioni di euro all’anno e l’obiettivo di “superare i 60”, Farmigea è un’azienda completa che innova, produce e vende. Di proprietà della famiglia Federighi, nel 2004 segna un cambio di passo che le permette di sopravvivere nel competitivo mondo della globalizzazione e di mantenere alti standard di qualità grazie all’attenzione ai prodotti biocompatibili. Cultura già presente in azienda e nel 2004 implementata da Marco Sansò, allora direttore R&D, e proveniente da una lunga esperienza in una delle primarie aziende multinazionali del settore oftalmico.
La famiglia Federighi con la partecipazione del dottor Sansò, da circa due anni, ha impresso una nuova accelerazione al processo di crescita di Farmigea, che la annovera, ancora una volta, come azienda al passo con ricerca e innovazione.
Nel 2015 abbiamo fondato ITH che è l’acronimo per Innovation Technology for Health e grazie alla fiducia accordatami dalla famiglia Federighi, ne sono oggi amministratore delegato. Si tratta di una start-up di Farmigea, che ha come obiettivo quello di arrivare alla piena autonomia, e che si occupa della gestione di progetti in ambito farmaceutico, dello sviluppo di nuovi medical device, di nuovi nutraceutici e di cosmetici. ITH sviluppa prodotti per la casa madre, è la “cassaforte” dei brevetti di Farmigea e rappresenta, in sostanza, una nuova area di business in quanto si propone come partner di ricerca anche ad altre aziende non necessariamente nel campo dell’oftalmologia. Tra i brevetti di ITH troviamo: un sostituto lacrimale (Xiloial), un prodotto biotecnologico per il glaucoma, una valvola per il glaucoma, un contenitore per la sterilizzazione di ferri chirurgici.
La ricerca di Farmigea è orientata sempre di più a prodotti naturali. Proprio Xiloial, è stato molto apprezzato dal medico e dal paziente e ha avuto un enorme successo.
Xiloial nasce da un altro grande prodotto di Farmigea, il sostituto lacrimale TSP (estratto di seme di Tamarindo). Grazie al grande apprezzamento di Xiloial siamo riusciti a trasmettere un messaggio importante al mercato: siamo un’azienda che pone la sua attenzione al rispetto dell’ambiente e la nostra unità di ricerca è sempre più orientata a sperimentare prodotti biocompatibili. Xiloial è una soluzione oftalmica idratante e lubrificante e contiene sostanze che aiutano l’epitelio corneo-congiuntivale a riprendere la sua normale attività fisiologica quando ingiuriato. Alla base troviamo l’acido ialuronico combinato con TSP (estratto di semi da tamarindo). Questa formula ha dato origine a un brevetto depositato nel 2007 e che, ad oggi, rimane tra i principali prodotti impiegati dal medico nella protezione della superficie corneo-congiuntivale in caso di secchezza oculare normalmente generata dai fattori ambientali quali vento, esposizione prolungata a raggi solari, fumo, aria secca, stress visivo determinato da videoterminali, o a fattori meccanici dovuti all’impiego di lenti a contatto o interventi chirurgici.
Per i vostri prodotti biocompatibili, impiegate device ad alta tecnologia?
Certo, è un cerchio virtuoso. Un esempio di questa tecnologia sono i nostri erogatori per flaconi dotati di un sistema con un filtro sterilizzante l’aria in ingresso. Mentre nei comuni flaconi con conservanti, quando si esercita la pressione per far uscire una goccia di prodotto, al rilascio l’aria entra non filtrata e quindi si è costretti ad impiegare i conservanti per eliminare l’inquinamento batterico, nel sistema erogatore non conservato, impiegato per i nostri prodotti, questo non avviene, in quanto l’erogatore è dotato di un filtro da 0, 22 micron, che filtra l’aria impedendo l’ingresso dei batteri. L’altra area innovativa su cui poniamo molta attenzione è la scelta degli eccipienti. Molti dei colliri in commercio impiegano tamponi fosfati che, in terapie croniche, possono creare problemi di tollerabilità ed in alcuni casi estremi possono portare a calcificazione della cornea. Da qualche anno in Farmigea è partito un processo di revisione delle formulazioni dei nostri colliri, in cui impieghiamo eccipienti molto più tollerati quali ad esempio i tamponi citrati, ma la ricerca continua.
Alcuni dei vostri brevetti sono stati acquistati da grandi multinazionali estere del farmaco, che hanno la duplice veste di concorrenti ma anche di clienti. Che rapporto ha Farmigea con l’estero e con l’Italia?
È vero, qualche anno fa proprio una grossa multinazionale americana acquisì il nostro brevetto TSP per il mercato internazionale e questo permise all’azienda di confrontarsi con il mondo internazionale. Il nostro mantra è l’internazionalizzazione. Abbiamo filiali in Inghilterra, in Spagna e in Polonia e inoltre abbiamo delle aziende partner con le quali stiamo affrontando questa grande sfida internazionale. La famiglia Federighi non vuole abdicare alla produzione in Italia nonostante le richieste di governi stranieri che fanno leva su sconti fiscali per invitarci a investire nei loro Paesi. Farmigea è italiana e resta in Italia. È una sfida per molti incomprensibile, ma crediamo che il tempo ci darà ragione.
Farmigea e la Toscana. C’è facilità di comunicazione con la Regione che punta, sempre di più, sulle scienze della vita?
La Regione ci ascolta e ha visto che c’è la possibilità di costruire qualcosa insieme. Abbiamo avviato il progetto Salute donna.
Di cosa si tratta?
È molto semplice: si occupa di sviluppare progetti/prodotti che migliorino la qualità della vita della donna.
Perché?
Perché facendo una riflessione ci si rende conto che è la donna a gestire la salute a 360 gradi. Gestisce la sua salute, quella della propria famiglia e di quella d’origine, quindi è il motore della salute ed è a lei che si deve riservare attenzione particolare.
Farmigea lo fa in quali termini?
Anche quest’anno Farmigea e ITH hanno sponsorizzato il Forum alla Leopolda (svoltosi a Firenze dal 29 al 30 settembre, ndr), il cui tema era sostenibilità e opportunità nel settore della salute, avviando in quella sede un progetto che stiamo presentando alla Regione. Il progetto ha come obiettivo la messa a punto di prodotti a base di acido Ialuronico che possano migliorare la qualità di vita delle donne. In quella sede, come gadget, abbiamo dato un nostro prodotto cosmetico neonato Blefarette Mask, che è una mascherina rilassante per gli occhi che ha un’azione rinfrescante ed emolliente a base naturale di estratto di Euphrasia e acqua di Fiordaliso.
Le donne sono una risorsa anche per la vostra industria e che attenzione avete verso i giovani?
La presenza delle donne in Farmigea rappresenta circa il 60 per cento, quindi una componente molto importante con un’età mediamente bassa. Sono inserite in aree importanti dell’azienda e molte rivestono cariche di grossa responsabilità. Farmigea punta anche suiTAGS: persone, ehealth, medical devices, pharma, articoloblog, farmigea , sansò
Lascia un commento