Biobanche, dalla Regione Toscana la spinta a fare rete
12/12/13
Censire le biobanche presenti in Toscana, standardizzare le procedure, creare un network regionale che si inserisca efficacemente nella rete italiana ed europea.
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Censire le biobanche presenti in Toscana, standardizzare le procedure, creare un network regionale che si inserisca efficacemente nella rete italiana ed europea.
E’ l’obiettivo condiviso di Regione Toscana, Distretto Scienze della Vita e Atenei di Firenze, Pisa e Siena emerso dall’incontro che si è tenuto mercoledì 11 dicembre, nella sede di Fondazione FiorGen, a Firenze. Il quarto appuntamento del ciclo Meet the Life Sciences è stato utile per fare il punto sullo stato dell’arte a livello regionale, con uno sguardo attento alle infrastrutture capaci di interfacciarsi con una dimensione europea, il Biobanking e Biomolecolari Resources Research Infrastructure (BBMRI), e nazionale (BBMRI-IT).
“La portata del progetto è ampia - ha detto Alberto Zanobini, della Direzione Generale Salute Regione Toscana - perché dallo sviluppo delle reti di biobanche passa il miglioramento delle conoscenze sulla salute e le patologie, quindi della qualità della vita e del benessere dei cittadini. Un orizzonte, quello della valorizzazione della ricerca regionale attraverso la costruzione di un sistema di biobanche, che include anche possibili ricadute economiche per il territorio”.
A poche settimane dalla costituzione del Nodo Italiano del BBMRI, la Regione Toscana ha espresso ufficialmente - la giunta regionale ha adottato un documento d indirizzo a novembre - la volontà di sostenere lo sviluppo e il consolidamento di un network di biobanche a servizio della ricerca, dotato dei requisiti e della massa critica necessari per diventare un vero patrimonio scientifico a servizio della comunità dei ricercatori.
“La Toscana, insieme alla Liguria, e in parte la Lombardia – ha detto Marialuisa Lavitrano, dell’Università Milano Bicocca e coordinatrice del BBMRI-IT - è la Regione più attiva a supporto e organizzazione delle biobanche. In Italia, il 43% delle biobanche conserva più di 10 mila campioni, il 66% ha almeno tre tipi diversi di campioni biologici e il 77% è collegato a network regionali, nazionali e internazionali. Ci sono buone pratiche già adottate e condivise, noi vogliamo armonizzare e standardizzare le procedure per ottimizzarle e rafforzare il rapporto pubblico-privato”.
Di frammentazione delle biobanche italiane ha parlato Markus Pasterk, dell’International Prevention Research Institute (IPRI), che ha però sottolineato anche quanto il nostro Paese sia attivo nello stoccaggio del materiale biologico a servizio della ricerca. Non è da meno la Toscana, con gli Atenei e le Aziende Ospedaliere universitarie pronte a fare rete come già stanno facendo, per esempio, su formazione, sperimentazione e valorizzazione della ricerca clinica.
Gian Franco Gensini, presidente della Fondazione FiorGen e membro del Consiglio di Scienze della Salute Umana dell’Università di Firenze - ha ipotizzato una specializzazione territoriale delle biobanche in base allo scopo di ricerca, mentre Vincenzo Sorrentino, del Dipartimento di Medicina Molecolare e dello Sviluppo dell’Università di Siena, ha sottolineato soprattutto la necessità di fare sistema: “Il nostro obiettivo condiviso deve essere quello di creare e rendere funzionale lo sviluppo di un’architettura innovativa di biobanche integrata e radicata nel territorio, ma anche capace di interagire a livello nazionale e internazionale”. Una mission sostenuta anche dall’ateneo pisano, rappresentato da Mario Petrini, del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale. “Sulle biobanche - ha detto Petrini - la Regione Toscana ha dato una nuova prova di capacità di coordinamento e messa in rete che gli atenei sono pronti già a cogliere”.
Redazione Meet the Life Sciensces
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