Dalla TAC a un ologramma grazie alla mixed reality: l’idea di business di WITAPP
11/12/19
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Start up fiorentina nata a gennaio 2016 per volontà di Giovanni Pugliese, Witapp punta tutto su innovazione, tecnologie ed idee all’avanguardia. Il focus nell’ambito Healthcare e Life Sciences arriva con la creazione di Witheca.
Una storia di successo e di eccellenza tutta toscana raccontata da Giovanni Pugliese, fondatore e CEO della società.
Come è nata Witapp e di cosa si occupa?
Ho pensato a Witapp circa un anno prima della sua creazione: in quel periodo facevo un altro lavoro che poi ho deciso di abbandonare per dar vita a questa idea alla quale mi ero appassionato. Nel corso del tempo sono entrati altri due soci e ora siamo in 3.
L’idea che ha dato vita a Witapp era quella di aiutare la media e piccola impresa italiana in un processo di trasformazione digitale perché oggigiorno è diventato un processo imprescindibile.
Lo abbiamo fatto rivolgendoci ad un target elevato, fornendo consulenza con personale altamente qualificato e restringendo il nostro focus a tutto quello che riguarda il Web ed il Mobile WEB: siamo in grado, infatti, di scrivere codice in tutti i linguaggi di programmazione esistenti per mobile, quindi dall’ibrido per prodotti più semplici fino a linguaggi nativi di Android, iOS e Windows per progetti più complessi.
L’approccio con le Life Sciences è avvenuto in un secondo momento grazie ad un contatto che abbiamo avuto con un primario di neurochirurgia che ci ha lanciato una sfida: applicare questa tecnologia, la mixed reality, allo studio del cervello. E’ così che abbiamo creato un ologramma da una TAC che permettesse di vedere l’interno di una scatola cranica.
Che tipo di prodotti e/o servizi contraddistingue la vostra realtà, in particolare in area Life Sciences?
Abbiamo sviluppato competenze nell’ambito della realtà aumentata, machine learning e intelligenza artificiale, e abbiamo iniziato a gestire la c.d. “Mixed Reality” che si pone a metà tra realtà virtuale - quindi un’esperienza di tipo immersivo e isolata dal contesto circostante - e la realtà aumentata - quindi la possibilità di aumentare oggetti che stanno intorno a noi.
Partendo dal settore meccanico, per poi passare a quello dell’arte, siamo giunti ad applicare questa tecnologia nelle scienze della vita.
In particolare, per quanto riguarda la “Mixed Reality”, il vero vantaggio competitivo per noi è stato determinato dalla possibilità e capacità di maneggiare questa tecnologia prima che fosse disponibile in Italia e sul mercato italiano.
Attraverso una collaborazione con il Careggi abbiamo applicato la mixed reality alle patologie della scatola cranica con il fine di creare un catologo destinato al training. Questo soluzione vogliamo metterla a disposizione degli specializzandi in chirurgia e permetterà loro di studiare ed imparare in un modo completamente diverso e rivoluzionario rispetto a quello attuale.
Inoltre, abbiamo elaborato un software denominato VerimaCT che consente ai chirurghi di pianificare e studiare i loro interventi in modo più dettagliato perché saranno in grado di vedere ogni particolare di una parte anatomica mettendogli a disposizione la profondità e non una visione attraverso un monitor.
Quali difficoltà e/o opportunità avete incontrato per partire?
Le maggiori difficoltà non le ho incontrate in fase di start up perché avevo già esperienza, piuttosto si stanno presentando adesso dato che il settore della sanità, ed in particolare quella pubblica, ha delle forti barriere all’ingresso, come una legislazione complessa, articolata e molto regolamentata, necessità di certificazioni con tempi non banali, processi e canali di accesso al mercato molto specialistici, tutti aspetti che solo attori di grandi dimensioni posso fronteggiare con una relativa tranquillità.
Quali difficoltà e quali aiuti sul territorio toscano e fuori?
Più che dal punto di vista economico-finanziario, la Toscana si è dimostrata un territorio fertile in termini di collaborazioni scientifiche.
Siamo risultati assegnatari di un progetto di Ricerca nell’ambito del bando “Fabbrica Intelligente” sezione Scienza della Vita e abbiamo avviato un percorso di procedura negoziata per l’assegnazione di un finanziamento sulla ricerca che per Witapp rappresenta la cosa più importante in assoluto considerato che abbiamo un certo numero fisso di dipendenti che si occupa proprio dell’attività di ricerca.
Abbiamo rapporti anche fuori dalla Toscana, infatti collaboriamo con esperti di diverse università italiane e, abbiamo sviluppato anche un’APP –per la SDA Bocconi che è stata premiata come una delle più innovative del 2018.
Distretto Toscano Scienze della Vita: quali sono le vostre esigenze e le aspettative a riguardo?
La nostra maggiore esigenza è quella di avere supporto per quanto riguarda il processo di certificazione CE, secondo la nuova normativa europea sui dispositivi medici, che dall’anno prossimo riguarderà anche i software.
Al momento, dal Distretto stiamo ricevendo un valido e tempestivo supporto che mi ha permesso di entrare velocemente in contatto, attraverso il network che lo caratterizza, con le persone e le realtà giuste sul territorio.
Quale futuro immaginate per Witapp e per Witheca e quali i prossimi passi messi in cantiere?
L’obiettivo di Witapp è quella di fare sempre di più prodotti e sempre meno consulenza, quindi standardizzare l’offerta e lavorare sul miglioramento continuo dei prodotti che offriamo.
Questo sarà possibile riducendo il numero di progetti customizzati, perché ci consentirà di focalizzarci sullo sviluppo del nostro prodotto e di utilizzarlo in settori diversi: meccanica, arte, scienze della vita.
TAGS: witapp, mixed reality, artificial intelligence, Intelligenza artificiale, machine learning, ologramma del cervello
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