Innovazione digitale e Smartworking: cosa le aziende stanno imparando dall’emergenza COVID-19
30/06/20
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Anche nelle life sciences la strada sembra tracciata ma la sfida più grande sarà pensare nuovi modelli. Alcune testimonianze dal bioincubatore di Fondazione TLS
Anche nelle life sciences la strada sembra tracciata ma la sfida più grande sarà pensare nuovi modelli. Alcune testimonianze dal bioincubatore di Fondazione TLS
Possiamo dire che il coronavirus è stato il più grande abilitatore della digitalizzazione in Europa, mettendoci di fronte alle enormi potenzialità ma anche ai limiti e ai gap da affrontare, come ha affermato Davide Dattoli, Founder a CEO di Talent Garden, durante un evento online di La Repubblica. Resta oggi la grande sfida su come costruire nuovi modelli a partire dalle considerazioni di questi mesi, con un focus particolare sia nella direzione dello smartworking sia della Didattica a Distanza (DaD). Seppur siano emerse le enormi differenze nel livello di digitalizzazione dell’intero Paese, infatti, in questi mesi di lockdown dovuto all’emergenza coronavirus si è registrato un vero e proprio boom degli strumenti e dei servizi digitali e, laddove siano stati messi in evidenza alcuni limiti strutturali e culturali, si è aperto un importante dibattito utile a progredire su questa strada.
Il mondo delle life sciences in particolare, trattandosi di uno dei settori maggiormente coinvolti nella lotta alla pandemia, ha risposto con più enfasi di altri ambiti, misurandosi, in particolare, con la necessità di garantire i massimi livelli di ricerca scientifica, alti standard di qualità e livelli produttivi, in una logica di totale sicurezza ma anche di rapidità di risposta ai nuovi bisogni di salute. E’ così che il settore ha cercato di combinare e alternare un forte impegno onsite con altrettanta enfasi sullo smartworking per tutte quelle figure per le quali è stato possibile condurre normalmente attività lavorativa anche dal proprio domicilio.
“Come Toscana Life Sciences abbiamo affrontato questi mesi cercando di garantire il massimo della produttività e dei servizi, con impegno continuo e mettendoci in discussione. Per circa il 60% dei dipendenti della Fondazione è stato attivato lo smartworking già da marzo e altrettanto è stato fatto dalle realtà incubate presso TLS – afferma Irene Niccolini, responsabile comunicazione di Fondazione Toscana Life Sciences - Il tema delle persone è fondamentale in qualsiasi contesto lavorativo, pertanto pensare allo smartworking esclusivamente in relazione alla condizione di emergenza è estremamente riduttivo. Era utile che nel nostro Paese la riflessione fosse aperta già prima del COVID-19 e lo è ancor di più alla luce di quello che è successo: la tecnologia in questo è sicuramente d’aiuto ma non è l’unico elemento perché è necessaria un’innovazione culturale che vada nella direzione di una maggiore e migliore risposta alle esigenze dei lavoratori (il work-life balance di cui tanto si parla) e un ripensamento degli stessi modelli organizzativi secondo una logica per obiettivi. Un altro elemento determinante sarà anche la ridefinizione degli spazi fisici, non solo dell’ufficio ma di intere città. E’ sicuramente questo il momento di parlarne ma anche di agire. Non è un caso, infatti, che la nostra Fondazione avesse già deciso di dotarsi per il 2020 di un nuovo modello organizzativo a matrice, più flessibile e efficiente, in virtù di una crescita del numero dei collaboratori e di un contesto generale sempre più mutevole.”
Qui di seguito tre testimonianze sul tema smartworking dal bio-incubatore TLS relative a tre realtà completamente diverse come tipologia di struttura e attività svolta.
TESTIMONIANZE DAL BIOINCUBATORE
Pharma Integration – Società che ha introdotto una vera innovazione nella catena di produzione delle apparecchiature farmaceutiche: Pharma Integration progetta e integra sistemi, strumenti e raccolta di dati dedicati ai prodotti farmaceutici iniettabili e alla nuova generazione di farmaci utilizzando robot e tecnologia di isolamento. Parla Cinzia Butini, Program Manager di Pharma Integration.
Come avete affrontato la transizione allo smartworking durante il periodo di emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus SARS-CoV-2? “Abbiamo iniziato ad adottare misure di separazione e distanziamento diversi giorni prima delle disposizioni obbligatorie e, da fine febbraio, ci siamo divisi in gruppi segregati l’uno dall’altro in modo da poter garantire, nell’evenienza di un caso positivo all’interno di un gruppo, la continuità lavorativa agli altri gruppi. A seguito di tale suddivisione, abbiamo comunque attivato in modo totale lo smartworking nel mese di marzo, avviando poi da aprile la modalità di rientro per gruppi: ogni giorno non sono in sede più di due gruppi su 4, in modo da estendere ulteriormente gli spazi a disposizione dei presenti. Chi lavora da casa è disponibile nell’orario aziendale con pc aziendale e opportuna connessione garantita dall’azienda nel caso in cui fosse mancante. Considerando la bassa età media del personale è stato molto semplice adottare in modo massivo le varie piattaforme di comunicazione, peraltro già utilizzate in precedenza per comunicare sia coi clienti che con il socio svizzero”.
Quale l’impatto sulla produttività e sulla gestione e motivazione del personale? “I risultati sono stati positivi, la produttività non ha subito alcun calo tangibile e la gestione del personale è diventata un po’ più rigorosa in modo da poter avere evidenza rapida dell’avanzamento attività. In generale, il personale ha manifestato soddisfazione per l’efficienza dell’organizzazione anche con il lavoro da casa, apprezzando aspetti come l’eliminazione dei tempi di percorrenza e a volte addirittura valutando che fosse più semplice svolgere attività di massima concentrazione. Allo stesso tempo, però, è stato sofferto il ridotto contatto con i colleghi e in qualche modo il congelamento del forte spirito di gruppo che ci ha sempre caratterizzato e che alimenta motivazione ed entusiasmo. Oggi stiamo mediando tra i due approcci per provare a mantenere i benefici di entrambi”.
T4All – PMI orientata alla progettazione e allo sviluppo di soluzioni di innovazione tecnologica su piattaforma Web e Mobile proponendo applicazioni nel dominio della sanità, della Pubblica Amministrazione, del turismo e dei beni culturali. Le attività aziendali di T4All sono riconducibili alle due business unit Health e ICT. Parla Giovanni Luca Daino, Amministratore Unico T4All.
Come avete affrontato la transizione allo smartworking durante il periodo di emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus SARS-CoV-2? “Come T4All abbiamo attivato il telelavoro fin da subito e per la totalità delle nostre risorse. Una transizione piuttosto semplice se consideriamo che l’azienda si occupa principalmente di sviluppo software e di servizi. Da un punto di vista lavorativo non si è trattato altro che di intensificare l’impiego dei normali tool digitali, soprattutto di videoconferencing, mentre dal lato organizzativo abbiamo dato il via ad almeno due sessioni giornaliere di staff meeting per un allineamento continuativo e costante sulle attività. Dai primi di aprile io ho iniziato a tornare in ufficio ma essendo da solo senza particolari necessità in termini di sicurezza. Al momento abbiamo deciso di proseguire in smartworking fino a settembre per poi valutare un graduale ingresso in ufficio.”
Quale l’impatto sulla produttività e sulla gestione e motivazione del personale? “La produttività dei dipendenti è rimasta in linea con i mesi precedenti e sicuramente lo smartworking ha avuto evidenti vantaggi per quei lavoratori che normalmente impiegano molto tempo nel raggiungere l’ufficio. La prima settimana di riorganizzazione è stata comunque un po’ complicata e necessaria a trovare il giusto assetto ma proprio in quel periodo siamo stati capaci di avviare con successo un progetto sul tema COVID, come partner tecnologico di un’altra azienda, volto al monitoraggio del distanziamento delle persone all’interno degli spazi lavorativi. La socialità e i rapporti interpersonali favoriti da un ambiente condiviso fisicamente”. sono la vera perdita di questa situazione, nonostante si cerchi di compensare per rendere vivi lo scambio e la partecipazione tra colleghi. L’impatto sulla produttività vero e proprio si è avuto più che altro dall’attività commerciale che, con la fase di lockdown, ha messo in standby alcuni progetti e ha estremamente ridotto la possibilità di presentare le nostre soluzioni incontrando fisicamente nuovi potenziali clienti.
VisMederi - PMI innovativa di ricerca applicata e servizi qualificati nel campo delle life sciences e della salute pubblica, l’azienda inquadra principalmente il proprio campo di azione nell’organizzazione e il management di protocolli di ricerca di base, di ricerca applicata e di ricerca clinica nell’ambito della vaccinologia. Parla Emanuele Montomoli, CEO di VisMederi.
Come avete affrontato la transizione allo smartworking durante il periodo di emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus SARS-CoV-2? “Già dai primi di marzo abbiamo messo in atto un business continuity plan che ci ha permesso di proseguire con le attività, alternando la presenza delle persone in sede. I 50 dipendenti sono stati, infatti, suddivisi in gruppi omogenei e si è fatto in modo che i gruppi non fossero mai a contatto, grazie a un’alternanza di orari e spazi fisici. Inoltre, uno dei gruppi resta a casa a turno e funge da backup, in caso dovesse risultare un positivo al COVID in azienda. Contemporaneamente, per le attività come amministrazione e qualità è stato incoraggiato lo smartworking. Un modello funzionale soprattutto alla nostra necessità di portare avanti con continuità alcune attività, come ad esempio le colture cellulari, ancora più cruciale in questo periodo di emergenza sanitaria.
Quale l’impatto sulla produttività e sulla gestione e motivazione del personale? Riguardo alla produttività non abbiamo evidenziato alcun impatto sostanziale, se non un aumento di attività legato proprio all’emergenza e, di conseguenza, un maggiore impegno che abbiamo richiesto alle nostre risorse. In questi mesi, alla luce proprio dell’incremento delle attività, abbiamo ritenuto necessario aumentare il nostro capitale umano per affrontare la sfida del covid-19 e assumendo così 6 giovani qualificati. Quello che abbiamo cercato di fare, in questo periodo più che mai, è stato lavorare con professionalità ed accuratezza e valorizzando la centralità della persona e della salute pubblica all’interno della totalità dei processi aziendali”.
TAGS: Smartworking, innovazione digitale, Didattica a Distanza, DaD, Irene Niccolini, Toscana Life Sciences, Pharma Integration, Cinzia Butini, T4All, Giovanni Luca Daino, vismederi, Emanuele Montomoli
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