Come è nata l’azienda e quale evoluzione avete avuto negli anni?
L'azienda è nata nel 2014 come spin-off della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. É figlia della lunga tradizione di ricerca nel campo degli esoscheletri e dei robot indossabili sviluppata nel laboratorio PERCRO (Perceptual Robotics) della Scuola Sant'Anna, dove ci si occupa di robotica già dal 1990. In questi anni abbiamo lavorato per capitalizzare l’attività di ricerca e siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti. Nel 2013 abbiamo vinto il premio Gaetano Marzotto come startup innovativa e acquistato, in licenza esclusiva, i sei brevetti dalla Scuola Sant’Anna, riuscendo a usufruire delle tecnologie necessarie per sviluppare i nostri robot con applicazioni sia in ambito sanitario che industriale. Abbiamo una piattaforma tecnologica proprietaria brevettata e oggi creiamo dispositivi robotici esoscheletrici che migliorano le capacità umane. Siamo partiti da 7 soci, oggi in 3 lavoriamo a tempo pieno e possiamo contare su uno staff di 6 persone, tra dipendenti e collaboratori. Buone anche le performance economiche: nel 2018 abbiamo chiuso con un bilancio di 600mila euro e nel 2019 con quasi 800mila euro. Il trend è in crescita e speriamo di chiudere bene anche il 2020.
Parliamo dei principali dispositivi che poi sono il cuore del vostro business.
Oggi il mercato dei dispositivi robotici indossabili è in forte espansione. Wearable Robotics si occupa di ricerca e sviluppo di dispositivi che trovano applicazione nel campo della riabilitazione motoria per persone neuro-lese (in seguito a incidente o ictus) o che presentano problemi spinali, ma costruiamo anche robot che aiutano gli anziani nella deambulazione. I nostri dispositivi sono entrati nelle industrie per dare una mano ai lavoratori che sollevano carichi pesanti, riuscendo a migliorare la qualità del lavoro delle imprese anche dal punto di vista della movimentazione delle merci e, in generale, nel settore logistico. In questo caso stiamo lavorando ai prototipi per alleggerire i carichi delle merci da spostare e siamo in fase di industrializzazione con un’azienda cinese per la creazione di un dispositivo. Guardando più nel dettaglio agli esoscheletri dedicati agli arti superiori possiamo contare su due modelli: il primo è ALeX, rivolto soprattutto agli ospedali e ai centri di riabilitazione e il secondo è il Track Hold dedicato ai privati per la terapia domiciliare. Con Alex- esoscheletro bilaterale per l’arto superiore, che supporta entrambe le braccia del paziente colpito da ictus guidandolo in movimenti che riproducono, grazie a un sistema di realtà virtuale situazioni della vita quotidiana- ci siamo aggiudicati anche il bando indetto da Artes 4.0. Con questi due prodotti si completa la nostra offerta in ambito riabilitazione. Oggi, inoltre, grazie a un finanziamento della Regione Toscana stiamo studiando anche una macchina intermedia, sia come prestazioni che come prezzo, rispetto ai due modelli completati. E sempre in ambito medicale stiamo lavorando a un prototipo per favorire la deambulazione degli anziani.
Guardando sempre all’area medicale: cosa vi contraddistingue rispetto ai concorrenti?
Il nostro concorrente diretto è un’azienda che fa un robot per la riabilitazione con un solo arto, mentre ALeX può contare su due arti superiori e ha sviluppato protocolli riabilitativi bimanuali. L’altro vantaggio è che la nostra tecnologia permette di avere tutti i motori del robot nello schienale e quindi il braccio robotico è estremamente snello e rende ancora più agili e naturali i movimenti. Grazie a questo si può riprodurre circa il 90 per cento dello spazio di lavoro di un braccio umano, rispetto al 70-75 per cento raggiunto dalla concorrenza. Al robot, inoltre, si affianca il fisioterapista che permette di unire il lavoro umano a quello di uno strumento efficace che misura oggettivamente i risultati e standardizza i movimenti, creando protocolli ripetibili. Tutti i nostri robot, poi, sono interfacciati con un sistema di realtà virtuale, che propone al paziente i vari movimenti riabilitativi da svolgere. Su questo campo abbiamo sperimentazioni sia all’interno dell’Ospedale di Cisanello che a Ginevra, dove abbiamo già risultati confortanti in merito alla risposta del paziente che usa il robot inserito all’interno di un sistema di realtà virtuale.
Quali opportunità e quali difficoltà avete incontrato nel vostro percorso d’azienda?
Siamo coscienti che servono degli sforzi enormi per far conoscere queste tecnologie. In questi anni abbiamo cercato di fare tutto con le nostre forze, a parte dal capitale iniziale. Abbiamo incontrato diverse difficoltà anche di recente, durante il periodo dell’emergenza legata al Covid per esempio, in particolare nella ricerca di finanziamenti. Ma nonostante lo stop temporaneo alle attività di marketing siamo molto contenti dei risultati ottenuti, siamo felici di aver stabilizzato le persone che lavorano con noi e di essere cresciuti, sia in termini di bilancio che come numero di dipendenti. Con le nostre forze abbiamo fatto l’impossibile, perché siamo convinti delle grandi potenzialità dei nostro robot che, proprio per la mancanza di contatto tra paziente e operatore sanitario, potrebbero essere ancora più utili in tempi di Covid, per garantire comunque la fase riabilitativa, nonostante le regole di distanziamento. Il nostro lavoro non si ferma mai e siamo sempre in cerca di partner istituzionali o da far entrare in società per accrescere le fasi di ricerca e sviluppo.
Che tipo di rapporto vi lega al territorio?
In questi anni abbiamo collaborato sempre in maniera proattiva con la Regione Toscana per lo sviluppo di prodotti, grazie alle opportunità offerte dal bando ricerca e sviluppo. Abbiamo ottenuto importanti finanziamenti e riconoscimenti, come il “Premio Primavera d’Impresa” di cui siamo molto orgogliosi. Nell’ottica di diversificazione, abbiamo collaborazioni consolidate con l’indotto della Piaggio e abbiamo creato partnership con fornitori che costruiscono i pezzi per i nostri robot. Siamo inseriti in un circuito virtuoso tra ricerca e sviluppo e cerchiamo di sfruttare tutte le opportunità che il nostro territorio ci offre. Ma sappiamo bene che ci occorrono capitali importanti per crescere.
Sempre guardando allo sviluppo di collaborazioni, parliamo del ruolo del DTSV: quali aspettative ed esigenze?
Il Distretto Toscano Scienze della Vita è sicuramente l’interlocutore giusto che può metterci a disposizione opportunità di networking con aziende dello stesso filone produttivo o complementari in modo da poter sviluppare partnership di valore.
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