Tappa europea per Regions4perMed, progetto coordinato da Fondazione Toscana Life Sciences che coinvolge più di 30 regioni sul tema dell'implementazione nel territorio del paradigma della medicina personalizzata. A poche settimane della conferenza di Bruxelles che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Fondazione Toscana Life Sciences, della Regione Toscana, dell'Agenzia della Ricerca Sanitaria della Galizia, del Ministero della Scienza, Cultura e Turismo della Sassonia, della Wroclaw Medical University, della Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica per la Lombardia e dell'Autorità Regionale della Bassa Slesia, facciamo il punto con Gianni D'Errico, International Project Officer & European Affairs in Tls, che ha preso parte al tavolo di confronto.
Regions4PerMed è un progetto europeo incentrato sul ruolo cruciale delle regioni per l’implementazione dei programmi di medicina di precisione. Come si sono mossi i principali stakeholders fino a ora?
Nei primi anni di lavoro, grazie al confronto con esperti internazionali e decision maker regionali, organizzato attraverso conferenze e workshop sulle principali barriere alla diffusione di approcci di medicina personalizzata (big data, riorganizzazione dei sistemi sanitari, infrastrutture di telemedicina, proprietà intellettuale, collaborazione pubblico-privato), è emerso, con ancora più forza, come le regioni europee siano degli assoluti key enablers su tutti questi temi, avendo la possibilità di favorire investimenti e sviluppare nuove politiche regionali e nazionali. In questi anni sono state lanciate tante iniziative regionali di grande interesse sul tema e Regions4PerMed, anche attraverso la forte sinergia con il consorzio internazionale IC-PerMed, ne ha favorito una diffusione internazionale aumentando le opportunità di replicabilità dei modelli. Grazie a questa fitta rete di interconnessioni la prossima partnership europea su medicina personalizzata si preannuncia come quella con il maggior numero di regioni in assoluto presenti.
E quali sono ancora, a suo avviso, gli sforzi da compiere?
Innanzitutto, non dobbiamo disperdere quanto di buono fatto sinora e, dunque, mantenere alti i livelli di investimenti in ricerca e innovazione. I sistemi sanitari regionali e nazionali, inoltre, dovranno adottare politiche efficaci per la raccolta e la condivisone, con ricercatori e imprese, dell’enorme patrimonio di dati ancora sottoutilizzato, al fine di generare nuove conoscenze e innovazione biomedica. A questo proposito l’Unione Europea sta rivedendo la strategia comunitaria sui dati e il Parlamento è attualmente a lavoro sull’approvazione di un regolamento europeo che dovrebbe accelerare questi processi. Ovviamente anche qui le regioni che si stanno già muovendo riusciranno a sfruttare un vantaggio competitivo e valorizzare più velocemente i cambiamenti che giocoforza si produrranno. Al fine di diffondere i modelli regionali di medicina personalizzata si dovrebbe, infine, elaborare un tavolo di confronto costante e diretto tra le regioni, affinché si possa generare uno scambio di conoscenze e di expertise. A questo scopo il programma Interreg Europe, che è stato presentato qualche settimana fa, rappresenta certamente un’opportunità da cogliere.
Dall'incontro europeo sarà redatto anche un documento. Può anticiparci i contenuti?
Il documento sarà un policy brief che raccoglierà i punti fondamentali sui quali richiamare l’attenzione dei decisori politici regionali e nazionali, quali la necessità di sviluppare iniziative congiunte e cross-regionali sulla medicina personalizzata; il rafforzamento dell’impegno nella costruzione di infrastrutture digitali centralizzate, interoperabili e accessibili; l’adozione di sistemi di rimborso innovativo delle terapie personalizzate e il potenziamento dei programmi di aggiornamento di tutti gli operatori sanitari.
Dopo Bruxelles quali sono i prossimi step del progetto?
Il progetto è entrato nella sua fase finale. Stiamo già organizzando la prossima conferenza che si terrà a marzo 2023 a Bruxelles, dopodiché tutti i risultati del progetto saranno assorbiti dalla partnership europea. Stiamo anche verificando la fattibilità di presentare una proposta al programma Interreg Europe per contribuire direttamente all’implementazione delle raccomandazioni raccolte nel progetto, e spingere verso una maggiore modernizzazione degli ecosistemi regionali.
In conclusione, e dopo quasi 4 anni dall'avvio del progetto, le chiediamo un primo bilancio generale.
Abbiamo innanzitutto preso visione di quanta innovazione gli ecosistemi regionali sono stati capaci di produrre. Abbiamo conosciuto realtà importanti che stanno contribuendo in maniera determinante alla modernizzazione dei sistemi sanitari, nonché al miglioramento delle strategie di prevenzione e cura di milioni di cittadini. Un valore su cui la Commissione Europea deve certamente amplificare.
TLS è coordinatore di Region4perMed e lei in qualità di International Project Officer & European Affairs della Fondazione lo ha seguito passo passo, le chiediamo di condividere le sue impressioni o anche un ricordo di questa esperienza.
Coordinare un progetto è un’attività tanto complessa quanto appagante. Il ricordo più intenso è certamente quello della conferenza di kick-off del progetto a Milano nel novembre del 2018, che ha visto la partecipazione di circa 500 delegati internazionali e di tutte le istituzioni europee. La pandemia ci ha spinto a ripensare il modo in cui portare avanti il dialogo con gli stakeholder, ma fortunatamente abbiamo al nostro fianco dei partner di assoluto valore e degli stakeholder che non hanno smesso di credere nella nostra mission, contribuendo in maniera determinante al raggiungimento di nostri obiettivi di progetto.
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