Con il Progetto Europeo SOFTPRO, il futuro della robotica passa anche dalla scuola IMT
09/11/18
La Scuola tra i 13 membri di un consorzio internazionale.
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La Scuola tra i 13 membri di un consorzio internazionale.
Protesi, esoscheletri, dispositivi di assistenza in materiali morbidi e deformabili per chi ha bisogno di compensare funzioni motorie perdute e ottenere una nuova autonomia di mobilità. È la soft robotics, la “robotica soffice”, che in questi giorni è stata protagonista di un incontro alla Scuola IMT Alti Studi Lucca.
La soft robotics è quel ramo della robotica che si occupa della costruzione di protesi con una struttura non rigida ma cedevole nelle interazioni con l’ambiente circostante e capace di adattarsi agli oggetti che incontra. Grazie alla forte integrazione tra discipline quali la bionica e l’ingegneria biomedica, le neuroscienze e la neuroriabilitazione clinica, questi dispositivi compensano le funzioni motorie perdute. La sfida è quella di realizzare apparecchi semplici, sicuri, efficaci e accessibili a quante più persone possibile e per vincerla scendono in campo esperti di diversi ambiti, accomunati dall’obiettivo di promuovere, alimentare e incoraggiare questo importante cambiamento terapeutico.
Proprio questo fanno i ricercatori riunitisi alla Scuola IMT, membri del progetto europeo “SoftPRO” (www.softpro.eu), finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito di Horizon 2020 e finalizzato a progettare nuove protesi robotiche e esoscheletri per la riabilitazione dell’arto superiore. La Scuola, infatti, con il Molecular Mind Lab (MoMiLab) diretto dal professor Pietro Pietrini, è uno dei 13 componenti del consorzio internazionale che sta lavorando a SoftPRO, insieme ad altri partner italiani, tra cui l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (che coordina il progetto sotto la guida del professor Antonio Bicchi), il Centro di ricerca ‘E. Piaggio’ dell’Università di Pisa, il SIRLab dell’Università di Siena e l’azienda QB Robotics.
A Lucca, il progetto SoftPRO ha tenuto la seconda riunione di revisione, per verificare gli obiettivi raggiunti sia dal punto di vista della sperimentazione neurofisiologica e neuroriabilitativa che dell’avanzamento tecnologico nello sviluppo di dispositivi sempre più efficaci e più facilmente adattabili alle persone con disabilità.
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